Lotta sul Costone di Salesei

Ottobre 1915

Sul Costone di Salesei operavano due compagnie del 59° Calabria (cap. Marinoni) che si mossero alle prime luci del 20 ottobre. Verso le 20.30 l'attacco, così descritto dall'asp. Preisenkammer: "Questa volta gli italiani avanzarono in massa, ondate su ondate, contro di noi che eravamo ormai ridotti ad uno sparuto drappello di uomini esausti. Ma, con l'aiuto delle mitragliatrici dei bavaresi, tenemmo loro testa in modo egregio. Ad un certo momento essi erano riusciti ad oltrepassare lo sbarramento dei reticolati approfittando di alcuni varchi aperti dal massiccio bombardamento, ma non resistettero molto perchè volarono su di loro le nostre bombe a mano e dovettero indietreggiare."
Il giorno 21 il bombardamento riprese e le trincee austriache vennero distrutte; per la prima volta sul sovrastante Costone di Agai caddero i colpi dei 210 italiani che facevano crollare grossi blocchi di roccia sulle posizioni sottostanti.

pezzo da 210
Lo sparo di un 210 (Arch. Morell)

Alle 2.30 gli italiani tentano un attacco fermato dal fuoco incrociato di due mitragliatrici (una austriaca ed una tedesca). Durante la giornata seguirono altri vani attacchi italiani e quindi un contrattacco austriaco verso le 22. Così lo ricorda il Caetani:
"Quella notte fu un vero pandemonio; i nostri cannoni latravano senza intermissione, mentre per aria su noi passavano le grosse granate austriache da 105 e 152 mm che andavano a scoppiare in direzione del mio accantonamento ad Agai; per fortuna i tiri erano quasi tutti troppo lunghi. La fucileria era diventata un crepitio continuo. I razzi illuminanti austriaci si alzavano a brevi intervalli sul Costone di Salesei [...] Spettacolo straordinario ed indimenticabile questo di una battaglia di notte, in cima ad una vetta delle Dolomiti!"
Gli austriaci comunque lamentano 22 morti e 64 feriti che devono necessariamente essere rimpiazzati da 110 uomini della 7ª/3° Kaiserjäger del cap. Ebner: "La compagnia venne destinata in parte all'occupazione del camminamento dalla Vedetta N.7 a qui, e parte collocata in riserva. Nei giorni successivi montò la guardia frammischiata alle altre compagnie. [...] Abbiamo avuto in questi giorni molte perdite, soprattutto per i lanciabombe nemici (cannoni da 65 mm da montagna). Ogni sera venivano demolite le nostre trincee, rotti gli ostacoli ed uccisa una grande quantità di uomini."
Anche gli italiani ricevettero rinforzi ed alle 3.30 del 22 ottobre riprendono gli attacchi. I cannoni del Costone di Agai iniziarono a battere le trincee austriache ma gli assaltatori non riuscirono ad impadronirsene; secondo il Caetani vennero ricacciati da una sorta di mina che il cap. Marenzi descrive come "un barile riempito di dinamite e dotato di una miccia a tempo che andava fatto rotolare lungo dei pendii di terreno [...]. D'ordine del colonnello Vonbank doveva essere sperimentato davanti alle nostre trincee per dare agli italiani il saluto mattutino."
Alle 10.45 del 22 ottobre i fanti italiani risalgono il ripido pendio ma vengono fermati. Nel pomeriggio del 23 entra in azione l'artiglieria austriaca che provoca gravi danni; il ten. Giordana della sezione di Artiglieria da Montagna del Costone di Salesei si lanciò all'assalto con i suoi artiglieri, ma il tiro austriaco era micidiale e la ritirata italiana dovette essere riparata dai cannoni del Costone di Agai. Dalla parte del Forte La Corte la situazione non era migliore. Invano il IV/60° Calabria ed altri reparti del 59° e del 92° Basilicata ed i volontari garibaldini tentarono per giorni l'assalto al fortilizio austriaco, ma senza alcun risultato. Il magg. Mezzetti analizza così le cause dell'insuccesso:
"Anche qui, come al Costone Castello, gli austriaci avevano saputo rinunciare a contenderci il terreno che non offriva facile difesa, attendendoci là, dove il nostro attacco, ritardato da robuste difese accessorie, frazionato da linee di accesso predisposte ed organizzate, potesse essere battuto di fronte, di fianco ed alle spalle da immediate difese e stroncato da concentramenti di fuoco di artiglieria eseguiti da numerose e lontane batterie."

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