Nazione Lorenzoni Giovanni

Grado Tenente

Mostrina  Volontari Alpini

Ritratto

Nato il 5 gennaio 1873 a Fondo (TN)

Morto il 21 agosto 1944

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

La vita prima della guerra

Giovanni Lorenzoni nasce a Fondo, nel Trentino, il 5 Gennaio 1873. Compie gli studi universitari presso l'Università di Graz dove, già dal 1893, si impegna assieme ad alcuni compagni, tra i quali Cesare Battisti ed Antonio Piscel[1], per sostenere i diritti degli allievi provenienti d’oltralpe, fondando quindi nel 1894 la Società degli studenti trentini. Laureatosi nel 1897, si reca a Berlino per specializzarsi in economia agraria, ottenendo nel 1903 una cattedra d’insegnamento presso la Facoltà italiana dell'Università di Innsbruck. In quel periodo si adopera, tra l’altro, per alleviare la prigionia di alcuni studenti italiani coinvolti nei disordini avvenuti il 3 novembre 1904 a causa della disparità di trattamento subita dagli universitari trentini. Il prof. Lorenzoni si trasferisce quindi in Italia dove compie attività di ricerca ed a Roma, tra il 1910 e il 1911, svolge le funzioni di segretario dell’Istituto internazionale di agricoltura. Nel 1915 ottiene, per concorso, la nomina a professore straordinario all’Università di Sassari ma, solidale con la causa italiana, appena dopo la dichiarazione di guerra, rinuncia all’insegnamento per arruolarsi come volontario.

La Grande Guerra

Dopo un breve corso all’Accademia di Modena, col grado di sottotenente parte per il fronte sulle Dolomiti. Viene assegnato, a Santo Stefano di Cadore, all’Ufficio informazioni della 4ª Armata. Promosso tenente, si dedica in particolare ai rilevamenti topografici e per svolgere questo servizio, si avvale dell’ottimo disegnatore Edgardo Rossaro dei Volontari Alpini del Cadore. In uno dei suoi libri autobiografici Rossaro descrive il tenente, professor Lorenzoni nel seguente modo: “[...] era un altro camminatore formidabile – toccavano tutti a me! – uomo fortissimo con un torace di oltre un metro e dieci, grosso e alto in proporzione, ma agilissimo, tanto che saltava a piè pari una tavola imbandita [...]. Alpinista accademico, andava dello stesso passo in discesa come in salita [...]. Trovava una forra, un crepaccio, un burrone, lo saltava senza pensarci due volte, senza neanche voltarsi a vedere come potevo cavarmela io che non possedevo simili garretti”.
Che sia un buon alpinista lo dimostrano varie imprese compiute all’inizio del ‘900 come l’attraversata del Monte Bianco ed il passaggio dalla Svizzera all’Italia scavalcando il massiccio del Monte Rosa, oltre alle molte arrampicate eseguite sulle vette del Trentino. Lorenzoni, uomo di fiducia del maggiore generale Giuseppe Venturi, il comandante del settore “Padola-Visdende”, collabora anche col capitano Giovanni Sala che è stato incaricato dallo stesso generale di condurre le operazioni che dovranno portare alla conquista del Passo della Sentinella. Il 10 gennaio del 1916 i due ufficiali compiono un sopralluogo al Creston Popera e si rendono subito conto che la riuscita dell'impresa dipenderà soprattutto dalla preventiva occupazione di Cima Undici ed inoltre, che l'attacco finale dovrà compiersi simultaneamente da diverse direzioni e risultare inatteso. Lorenzoni parla quindi a Sala e Venturi di un abile alpinista, anch’egli volontario trentino, che si trova in quel periodo a Belluno presso il deposito del 7° Alpini. L'alpinista è Italo Lunelli, ma come irredento ha assunto il nome di Raffaele Da Basso. Il tenente Lorenzoni coopera per la preparazione dell’attacco che prevede il reperimento di attrezzature speciali, la dettagliata descrizione topografica dei luoghi, l’approntamento delle posizioni avanzate sulle forcelle e sulle cime. Durante quel periodo, per il suo straordinario impegno, ha modo di guadagnare una Croce di guerra, ma non può assistere all’attacco finale al Passo della Sentinella perché viene chiamato a Roma per mettersi a disposizione dell’Istituto Internazionale di Agricoltura per incarichi legati alla produzione di derrate alimentari da destinare al fronte ed alla popolazione.

Dopo la guerra

Mantiene questo incarico fino al termine del conflitto, insegnando contemporaneamente alla Regia Università di Macerata. Intanto il prof. Lorenzoni ha sposato la sua Ida e proprio a Macerata, nel 1918, viene al mondo una bambina a cui danno il nome di Maria Assunta: Tina, la chiameranno affettuosamente. Due anni più tardi la famiglia si sposta a Siena e poi Firenze dove nel 1924 Lorenzoni assume la cattedra di economia politica, impegno che manterrà fino al 1943. Nel frattempo, tra il 1929 ed il 1930, si è dovuto allontanare da Firenze perché è stato incaricato dal R. Ministero degli Esteri di recarsi in Albania come consulente di Re Zog per la riforma agraria di quel Paese.
Oltre ai tanti impegni accademici, durante la sua carriera sostiene altri delicati incarichi, tra cui quello di condurre un'indagine sulle condizioni dell'agricoltura in Sicilia e, in qualità di Delegato tecnico, quello di collaborare ad un’inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali. Inoltre, in considerazione della sua amicizia con Cesare Battisti, s’impegna personalmente nella stesura di un libro in lingua inglese dedicato alle vicende ed alla tragica fine dell’eroico volontario trentino.

Tina

Durante il secondo conflitto mondiale Tina, sua figlia, si offre come infermiera volontaria e dopo l’armistizio, si mette in contatto con il movimento antifascista fiorentino. A 25 anni entra a far parte della Brigata "V" della Divisione Giustizia e Libertà, occupandosi dei collegamenti con il comando di Divisione. Svolge numerose missioni pericolose ed organizza l’espatrio di cittadini d’origine ebraica e di perseguitati politici. Negli gli scontri per la liberazione di Firenze attraversa più volte le linee di combattimento per portare ordini al Comando d’Oltrarno, ma il 21 agosto del 1944 viene catturata da un gruppo di guastatori tedeschi e portata a Villa Cisterna per essere interrogata. Rimasta sola tenta di fuggire, ma viene uccisa da una raffica di mitra mentre tenta di scavalcare la recinzione. La sua condotta le varrà una Medaglia d'Oro al Valor Militare perché: "Purissima patriota della brigata V, martire della fede italiana, compì sempre più del suo dovere. Crocerossina e intelligente informatrice, angelo consolatore tra i feriti, esempio e sprone ai combattenti, prestò sempre preziosi servizi alla causa della liberazione d'Italia. Allo scopo di alleviare le perdite della Brigata, già duramente provata ed assottigliata nel corso delle precedenti azioni, onde rendere possibile una difficiel avanzata, volle recarsi al di là della linea del fuoco per scoprire e rilevare le posizioni nemiche. Il compito volontariamente ed entusiasticamente assuntosi, già altre volte felicemente portato al termine, la condusse verso la cattura e verso la morte. Gloriosa eroina d'Italia, sicura garanzia della rinascita nazionale. Firenze, via Bolognese, 21 agosto 1944."

Tina Lorenzoni
Tina Lorenzoni in un francobollo a lei dedicato

La stessa mattina Giovanni Lorenzoni, dopo aver saputo della cattura di sua figlia, cerca di organizzare uno scambio di prigionieri ma, mentre si reca al comando germanico, viene colpito dalle schegge di una granata che scoppia poco distante da lui. Muore il giorno successivo ignaro della tragica sorte toccata alla sua amata figliola.

NOTE
[1] Antonio Piscel (Rovereto 1879 – Serrada di Folgaria 1947) – Intellettuale mazziniano, laico e democratico, condivide con molti altri della sua generazione (fra i quali Cesare Battisti) l'impegno a favore del movimento socialista trentino che vuole in stretto contatto con il socialismo italiano e quello austriaco perché si pongano innanzi tutto in evidenza, a livello internazionale, le necessità dei lavoratori. Convinto interventista, a guerra conclusa rimane deluso dalla politica italiana attuata in Trentino.