Nazione Necco Achille

Grado Sottotenente

Mostrina  3° Alpini, 29ª cp. battaglione Fenestrelle

Ritratto

Nato il 22 ottobre 1887 a Torino

Morto il 9 settembre 1915 presso il Passo della Sentinella

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

La vita prima della guerra

Achille nasce a Torino il 22 ottobre del 1887 da Giuseppe Necco ed Emilia Grazzini, donna di origini pisane. Dopo i primi anni passati in famiglia, inizia gli studi elementari presso i Fratelli delle Scuole Cristiane per recarsi quindi all’Istituto Salesiano di Sampierdarena dove frequenta il ginnasio inferiore. Tornato a casa, dal 1901 prosegue gli studi ginnasiali superiori e quelli liceali all’Istituto Gioberti. Durante la carriera scolastica si mette in luce per le sue qualità intellettuali, tanto da essere inviato, subito dopo il diploma, in Trentino per analizzare le condizioni del movimento economico, sociale e politico del clero locale. Svolge tali ricerche per conto dell’Onorevole professor Angelo Mauri, direttore de “Il Momento”, giornale cattolico torinese[1].
Achille si iscrive quindi alla Facoltà di Giurisprudenza e nel 1906 vince il concorso di impiegato alla Cassa di Risparmio di Torino dove rimane fino al 1913. Collabora contemporaneamente con alcuni periodici e partecipa al movimento cattolico, frequentando preferibilmente gruppi culturali che si interessano di economia e società. Proseguendo gli studi universitari, nel 1910 consegue la Laurea a pieni voti e con lode. Continua quindi a collaborare con varie riviste come la “Riforma Sociale”, la “Rivista delle Società commerciali” e con il “Giornale degli Economisti”. Per le sue competenze, nel 1913 viene chiamato a Roma come redattore presso l’Istitut International d’Agriculture, a Villa Umberto, sotto la guida dei professori Ricci e Lorenzoni. Con quest’ultimo organizza inoltre, ad Avezzano, una spedizione in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto del 13 gennaio del 1915.

La Grande Guerra

Allo scoppio della prima guerra mondiale, appassionatissimo di montagna, Achille si arruola come volontario scegliendo l'arma degli alpini. Trascorso in Carnia il periodo di istruzione, viene successivamente assegnato a un battaglione di fanteria per la preparazione delle reclute ma, frequentato il corso ufficiali, chiede il trasferimento al corpo degli alpini.
Viene quindi assegnato alla 29ª compagnia del battaglione Fenestrelle e nella seconda metà di agosto del 1915, raggiunge la frontiera sulle Dolomiti. Fin dai primi giorni dalla zona di guerra spedisce alcuni articoli al giornale “Vita e Pensiero”, esprimendo le sue impressioni sulla realtà militare. Ben presto lo coglie però il presagio di un triste destino ed il giorno che precede un attacco alle posizioni nemiche scrive ad un amico[2]: «Se questa mia ti giungerà, ti sia d'annuncio della mia morte sul campo o in qualche ospedaletto avanzato. Te la scrivo ora, mentre sto per raggiungere la mia destinazione. Un mio collega, partito con me da Pinerolo, è già morto: potevo benissimo essere stato designato io al suo posto. E ti scrivo per pregarti di salutarmi tutti gli amici coi quali avevo sperato di festeggiare il ritorno. Ti confesso che il sacrificio della vita non mi è stato lieve; ma non lo rimpiango, perché sentivo che l'esporla era un dovere morale».

La morte

Pochi giorni più tardi il sottotenente Necco viene colpito in fronte da una palla di fucile al Passo della Sentinella. Giovanni Lorenzoni, segretario generale dell’Istituto internazionale di agricoltura, allora anch’egli sottotenente volontario negli alpini, scriverà a Luigi Einaudi[3] in quel tempo professore all’Università di Torino: «[...] Arrivo in un’alta valle circondata da picchi altissimi. Trovo delle truppe e mi dicono che il giorno 9 era morto lì vicino, colpito da una palla in fronte, mentre perlustrava un cannone, un ufficiale degli Alpini. Ne chiedo il nome. Figurati il mio profondo dolore quando sentii che era Achille Necco! Si trovava colà solo dal 26 agosto. Ma era già riuscito a conquistarsi la stima e la simpatia dei suoi colleghi e l’affetto dei suoi soldati. Uno degli ufficiali suoi colleghi diceva scultoreamente di lui che era un “valoroso di tutti i giorni”. Sempre pronto, volonteroso, andava avanti a tutti, incoraggiava i suoi uomini con le parole e coll’esempio. Morì il giorno 9 al mattino. I suoi alpini lo calarono giù nella valle; poi un corteo di soldati lo accompagnò nel paese più vicino. Or egli è lì sepolto nel cimitero di Padola, la fronte anche ora rivolta al nemico; le belle montagne intorno gli fanno custodia e il cielo gli sorride come a uno dei molti eroi di questa guerra che tanti nobili fasti ha scritto, e che ha portato molto in alto l’anima italiana. Ho visitato oggi la sua tomba segnata da una croce di legno ed ornata da una corona. Sulla croce scrissi nome, cognome e qualità, ed aggiunsi queste parole: “Era forte e sapiente, valoroso e buono”. Fu proposto per la medaglia al valore.»

Note

[1] “Il Momento”, quotidiano fondato a Torino nel 1903, inizialmente diretto da Angelo Mauri, giornalista ed economista che aveva precedentemente lavorato all’ “Osservatore Cattolico”.
[2] La lettera è indirizzata ad Attilio Garino-Canina (1881 –1964) docente di Diritto finanziario e scienza delle finanze.
[3] Luigi Einaudi (Carrù, 24 marzo 1874 – Roma, 30 ottobre 1961), economista, accademico, politico e giornalista, è stato il secondo Presidente della Repubblica Italiana.