Nazione Ottolenghi di Vallepiana Ugo

Grado Tenente

Mostrina  7° Alpini

Ritratto

Nato nel 1890 a Firenze

Morto di vecchiaia il 13 gennaio 1978 a Milano

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Dopo 16 giornate di pericoloso lavoro per scalare a mezzo di scale a corda e funi un aspro canalone sotto il fuoco di artiglierie e mitragliatrici avversarie, più volte contuso da schegge di proiettili e frammenti di roccia, sempre animato da grande valore, sprezzo del pericolo e mirabile tenacia, raggiungeva un roccione a 3000 m di altezza, dominante il rovescio di una posizione nemica, contribuendo in tal modo alla occupazione da parte delle nostre truppe della posizione stessa e costringendo alla resa l’intero presidio avversario.
Tofana Prima, luglio 1916

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Di famiglia ebraico-piemontese, figlio di Adolfo e Lidia Ottolenghi, Ugo venne al mondo a Firenze nell’anno 1890. Suo nonno Emilio, direttore della Banca d’Italia e capo della comunità israelita, nel 1883 aveva ottenuto il titolo di Conte di Vallepiana dal Re Umberto I. A Firenze la famiglia risiedeva nel prestigioso palazzo Boboli-Ottolenghi.
Come suo padre, che amava trascorrere lunghi periodi di villeggiatura in Valle d’Aosta, anche Ugo si appassionò ben presto alla montagna. A soli quindici anni salì la difficile Punta Budden sulle Petittes Murailles, dal lato del Breuil, a diciassette scalò il Cervino con la guida Ange Maquignaz e a soli ventun anni percorse da solo la cresta del Brouillard al Monte Bianco. Più tardi, assieme a Ettore Santi, compì l’attraversata da Clavière a Le Bourget, in Francia, attraverso il Col Gimont e salì per la prima volta la classica Dormillouse (2.945 m).
Già dal 1904 era socio del Club Alpino Italiano. Iscritto all’Università di Pisa alla facoltà di legge, la lasciò per recarsi a Monaco di Baviera a studiare economia politica. Sulle alpi bavaresi imparò inoltre a sciare entusiasmandosi ben presto per quella nuova attività sportiva. Sul ghiacciaio del Lys conobbe Joseph Gaspard, una guida alpina di Valtournanche che in breve tempo diventò suo amico e compagno d’avventura, nei periodi di pace ed anche durante la guerra.

La Grande Guerra

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, all’età di 25 anni, nonostante fosse figlio unico di madre vedova, Ugo si presentò come volontario. A Torino, nel settembre del 1915 frequentò il primo corso per aspiranti-ufficiali del 3° Alpini e nell’inverno successivo si trovò a fare l’istruttore di sci a Bardonecchia. Alla testa di un plotone di alpini sciatori, nel marzo del 1916 fu inviato a Malga Romanterra nelle Alpi Giudicarie dove venne impiegato, tra l’altro, nella costruzione di un ponte sul torrente Chiese. Nella tarda primavera fu inviato in Val Costeana sul fronte delle Dolomiti. Gli venne allora chiesto dal colonnello Giuseppe Tarditi, comandante del V Gruppo Alpini, di tentare l’ascensione del camino a destra dello "Scudo" della Tofana di Rozes. Ugo pretese ed ottenne di essere affiancato nell’impresa da Joseph Gaspard. Quel camino, che alla fine i due compagni di cordata riuscirono a risalire, prese il nome di Vallepiana e la quota raggiunta venne intitolata a Gaspard. Per quell’impresa Ugo Ottolenghi fu decorato sul campo con una medaglia d’argento.
Assieme i due compagni partecipano quindi a diverse altre azioni, compresa quella che portò alla presa del Castelletto della Tofana, fino al tragico incidente durante il quale Joseph Gaspard venne colpito da un fulmine.

Trasferito sul fronte dell’Isonzo, nell’agosto del 1917 partecipò alla battaglia della Bainsizza. Nel mese di ottobre, con quello che restava del battaglione Monte Albergian, venne circondato e isolato sul Monte Pleca, nei pressi del Monte Nero. Gli alpini di Vallepiana resistettero per parecchi giorni ma alla fine vennero fatti tutti prigionieri. Tale era stato comunque il loro eroismo da meritare alla fine l’onore delle armi da parte del nemico.

Il dopoguerra

Dopo la guerra Ugo continuò a coltivare la sua grande passione per la montagna. Tradusse in particolare la sua esperienza sportiva in un "Manuale di sci" che venne pubblicato dal CAI nel 1921. Nel 1925 si dedicò inoltre alla compilazione di una guida delle "Dolomiti di Cortina d'Ampezzo dal Cristallo per le Tofane alla Croda da Lago" e nel 1933 annotò alcuni aneddoti accaduti durate il periodo bellico: "Nostalgie di penna nera" e "Ricordi di vita alpina".
Negli anni ’20 fu uno tra i primi italiani a praticare lo sport della canoa fluviale, ma la sua vera passione rimase quella dell'alpinismo. Nel 1931 divenne consigliere della Sezione Alto Adige del Club Alpino Italiano ma, per effetto delle leggi razziali, nel 1938 ne venne espulso. Nonostante ciò, pur adeguandosi alle direttive del regime, continuò comunque a condividere i principi e lo spirito del CAI. Riammesso nel 1947, nel 1960 succedette a Carlo Negri come Presidente generale, carica che lasciò nel 1975 per ragioni di salute. Dopo gli ottant’anni le sue condizioni fisiche stavano infatti, inesorabilmente peggiorando. La perdita della moglie e la progressiva cecità lo costrinsero ad una vita solitaria e limitata.
Il 13 gennaio del 1978, all’età di 87 anni, Ugo Ottolenghi Conte di Vallepiana si spense a Milano e volle essere accompagnato dal suo cappello alpino fino all’ultima dimora. Lui stesso aveva detto infatti che "chi porta la penna per un giorno la porta per tutta la vita".