Nazione Petitti di Roreto Carlo

Grado Generale

Mostrina  Brigata Parma

Ritratto

Nato il 18 dicembre 1862 Torino

Morto il 27 gennaio 1933 a Torino

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

La vita prima della guerra

Carlo Petitti di Roreto nasce a Torino il 18 dicembre del 1862. Suo padre Giuseppe[1], che appartenente ad una nobile famiglia piemontese originaria di Cherasco, gli impone il nome del nonno che era stato un valente economista[2]. Sua madre, Tomasina, fa parte anch'essa di una nobile casata del cuneese: gli Incisa di Camerana.
Come altri della sua famiglia[3], anche Carlo intraprende la carriera militare[4] e nel 1880, all'età di diciotto anni, è nominato sottotenente nel reggimento dei Granatieri di Sardegna. Dopo aver seguito i corsi della Scuola di Guerra[5] viene chiamato a Roma nel Corpo di Stato Maggiore per tornare quindi in Piemonte col grado di maggiore[6] a comandare un battaglione del reggimento di fanteria di sede a Cuneo[7].
Nel 1896 Carlo Petitti di Roreto sposa Annetta Capponi Trenca che gli darà tre figli: Giuseppe, Lodovico e Carla. Nel 1908 assume l'incarico di Commissario militare per le strade ferrate.

La guerra di Libia

Allo scoppio della guerra libica, col grado di colonnello[8], prende il comando del 50° Reggimento di Fanteria che, sotto i suoi ordini, nei combattimenti di Misurata, l'8 luglio del 1912 effettua un'ardita manovra vincendo l'accanita resistenza turco-araba. Poco dopo, nell'aspro combattimento del Gheran, vince la resistenza del nemico meritando, per questi avvenimenti, la nomina a Cavaliere nell'Ordine Militare di Savoia[9].

La Grande Guerra

Promosso tenente generale[10], dal 4 giugno al 29 ottobre del 1915 comanda la Brigata "Parma" che, partita da Sedico e risalita la valle del Cordevole, assume il compito di presidiare i passi San Pellegrino e Valles per essere poi impegnata, il 22 ottobre, nel rincalzo delle unità operanti contro la linea Col di Lana - Sief - Settsass. Il maggiore generale Carlo Peritti di Roreto lascia quindi la 1ª Divisione per essere nominato dapprima Intendente della 2ª Armata ed assumere quindi, il 17 maggio del 1916, il comando della 35ª Divisione, proprio nei giorni dell'avvio dell'offensiva austriaca sugli altipiani: la Strafexpedition. I capisaldi tenuti dalle truppe della 35ª Divisione cadono uno ad uno, dal Coston d'Arsiero al Monte Toraro a Campomolon, al monte Novegno, ma per il suo comportamento Petitti merita la Commenda all'Ordine Militare di Savoia[11].
Sul Novegno i fanti e gli alpini della 35ª Divisione, dopo aver lungamente subito una potentissima e logorante azione dell'artiglieria avversaria, hanno ancora la forza di resistere e di battersi eroicamente sul Passo di Campedello e sul Monte Ciove contro gli uomini della XI Armata dell'Arciduca Eugenio e in particolare contro quelli della 44ª Divisione del Generale Viktor Dankl. Quegli episodi attirano l'attenzione anche del Comando Supremo francese che, riconoscendo l'eroico comportamento dei reparti italiani, conferisce al loro comandante la Croce di Guerra francese con due palme.
Alla fine del 1916 la 35ª Divisione viene trasferita in Macedonia. Il 19 agosto lo sbarco è completato e dopo aver organizzato una base logistica a Salonicco, Petitti porta i suoi reparti (40.000 uomini) ad accamparsi sul pianoro di Zeitemilk. Su richiesta del generale Maurice Sarrail - comandante dell'Armee d'Orient - la Divisione si sposta quindi nel settore Krusa-Balkan, tra il lago di Doiran e il fiume Carasu a difesa delle posizioni dominate dai bulgari. Nell'offensiva alleata[12] su Monastir la brigata "Cagliari" ed il 9° gruppo di Artiglieria da Montagna riescono a sloggiare i bulgaro-tedeschi dalle posizioni sul Baba Planina, rilevano i reparti francesi trincerati su quelle alture e si preparano a sferrare un attacco contro i centri di Kicevo e Gradesnitza. Il 14 novembre le truppe italiane muovono, tra mille difficoltà, verso il passo di Ostretz ottenendo, tra il 19 ed il 21 novembre, due importanti successi. Gli uomini del generale Petitti riescono, al prezzo di pesanti perdite, a scalare e a conquistare il monte Velusina (2.209 metri) e subito dopo ad occupare la località di Bratindol, entrando quindi a Monastir. Nel corso di queste operazioni Petitti rimane ferito non lievemente ma, ciò nonostante, mantiene il comando delle sue unità sul campo per essere trasferito, solo in seguito, all'ospedale di Salonicco. Si merita in quei giorni una medaglia d'argento al Valor Militare e la nomina a Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia[13]. Nel maggio del 1917 ritorna in Patria per assumere il comando del XI Corpo d'Armata[14] partecipando agli eventi della X e XI Battaglia dell'Isonzo. Dopo la rotta di Caporetto, il generale Petitti merita una seconda medaglia d'argento: "Comandante di un nucleo di Corpi d'Armata nella ritirata dall'Isonzo al Piave spiegò la massima attività per superare la gravissima crisi. Si gettò personalmente ed arditamente nella mischia alla testa delle nostre retroguardie per trattenere il nemico".
Nel 1918 è alla testa del XXIII Corpo d'Armata[15] che opera nel settore del basso Piave. Nelle battaglie che si susseguono tra il 15 e il 24 giugno del 1918 il Corpo d'Armata "Petitti" contribuisce decisamente alla difesa di Venezia balzando in fine alla controffensiva.
Il 19 settembre del 1918 Carlo Petitti di Roreto è nominato Commendatore dell'Ordine Militare d'Italia. Dopo la battaglia di Vittorio Veneto è nominato Governatore di Trieste ed il 3 novembre sbarca dal cacciatorpediniere "Audace" al molo San Carlo prendendo possesso della città. Il mattino seguente sale a San Giusto e davanti alla facciata della cattedrale riceve il Tricolore che era stato segretamente cucito dalle donne triestine durante l'occupazione tedesca.

Il dopoguerra

Il 25 agosto del 1919, diventa comandante generale dei Carabinieri cessando dalla carica il 29 ottobre 1921 per assumere il comando del Corpo d'Armata di Firenze e successivamente, nel 1922, quello di Torino. Nel 1925 viene promosso Generale d'Armata e nel 1930 lascia il servizio attivo ed entra in posizione ausiliare. Nel frattempo, il 6 ottobre del 1919, era stato eletto Senatore del Regno, carica mantenuta sino alla fine del suoi giorni partecipando ai lavori di varie commissioni. Il 18 febbraio del 1925 gli era stato inoltre attribuito il titolo di Grand'Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro ed il 2 agosto del 1930 aveva ottenuto il Gran Cordone. Il generale Petitti di Roreto conte Carlo muore a Torino alle ore 6:30 del 27 gennaio 1933, poche settimane dopo aver compiuto settant'anni. La popolazione di Roreto, la minuscola frazione del Comune di Cherasco situata lungo la strada che attraversa le Langhe, l'ultimo giorno di gennaio assiste al passaggio del corteo funebre che accompagna il generale alla tomba di famiglia.

NOTE

[1] Giuseppe Petitti (1824-1886) frequenta l'Accademia militare uscendone nel 1844. Diventa colonnello di artiglieria. Sposa Lucia Clotilde dei conti Schiari dalla quale ha tre figli; dopo la morte della moglie, in seconde nozze, sposa Tomasina Incisa di Camerana avendone otto figli.
[2] Il conte Carlo Ilarione (1790-1850) è stato un valente economista e scrittore, considerato il maggiore ispiratore delle riforme carlo-albertine.
[3] Oltre a suo padre, anche lo zio Agostino Petitti Bagliani di Roreto, è stato un generale e politico italiano del Risorgimento.
[4] Collegio militare di Milano (1° ottobre 1876); collegio militare di Firenze (1° agosto 1879); scuola militare (31 luglio 1880).
[5] Scuola di guerra (1893).
[6] Nominato il 6 giugno del 1901.
[7] Nel frattempo, nel 1892 gli era stato riconosciuto il titolo di Conte di Roreto.
[8] Nominato il 17 marzo del 1912.
[9] Petitti di Roreto cav. Carlo, colonnello. "Nel combattimento di Misurata, l'8 luglio 1912, quale comandante dell'ala destra delle truppe della brigata mista (50° fanteria e batteria da montagna), seppe impartire sagge direttive ai comandanti dei reparti dipendenti, in guisa da poter raggiungere l'obbiettivo assegnato al reggimento nel tempo prescritto, malgrado l'accanita resistenza oppostagli dal nemico, le difficoltà del terreno e del collegamento, e le perdite subite. Anche nel combattimento del Ghoran il 20 luglio 1912 seppe dare savie disposizioni e si comportò da valoroso".
[10] Nominato il 16 marzo del 1913.
[11] "Dopo aver diretto un calmo e ordinato ripiegamento, tenne ferme, col suo valoroso impulso, su le posizioni affidategli per resistere ad oltranza, le sue truppe, benché decimate da violentissimi bombardamenti, e ricacciò i numerosi e forti attacchi del nemico, infiggendogli ingenti perdite".
[12] Italia, Francia, Grecia e Serbia.
[13] Nominato il 28 dicembre 1916.
[14] Appartenente alla III Armata, comandata dal duca Emanuele Filiberto d'Aosta, l'XI Corpo d'Armata comprende la 45ª e la 31ª Divisione.
[15] Il XXIII CdA è formato dalla 61ª Divisione (Brig. Catania e Arezzo) schierata a sud est di Caposile, la 4ª Divisione (Brig. Torino e III Brig. Brsaglieri) schierata tra la 61ª e il mare.