Nazione Pivirotto Leone

Grado Sergente Maggiore

Mostrina  7° Alpini, battaglione Pieve di Cadore

Ritratto

Nato il 15 giugno 1892 a Vodo di Cadore (BL)

Morto l'1 settembre 1976 a Pieve di Cadore (BL)

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Circondò abilmente con la sua squadra e costrinse alla resa alcuni nemici ben appostati che col loro fuoco infliggevano gravi perdite e rendevano impossibile l'avanzata, catturò poi una mitragliatrice nemica di sua iniziativa caduta dalla postazione, inseguì con pochi audaci gli ultimi ed ostinati tiratori ingaggiando vittoriosa lotta corpo a corpo riuscendo a prenderli tutti prigionieri.
Masarè di Tofana, 6 luglio 1916

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

A Vodo di Cadore, nella media Val del Boite, il 15 giugno del 1892 Anna Marchioni mette al mondo Leone, il figlio di Placido Pivirotto. Conclusi gli studi elementari, il ragazzo viene preso a bottega ad imparare il mestiere del tessidòr: in Cadore, quello del tessitore era un mestiere apprezzato e diffuso. La lana delle numerose pecore, il lino e la canapa, erano largamente coltivati per la produzione di vestiario e biancheria. Una stoffa solidissima in particolare, nota col nome di mezzalana, poteva bastare per un’intera vita e meglio di qualunque altro tessuto si adattava ad ogni uso. All’inizio lo mettono solo a preparar bòsema (nella lingua ladina col termine bòsema s’intende sia un cibo a base di farina e crusca, sia la sostanza collosa nella quale erano immersi i filati prima della tessitura per renderli più resistenti, lisci e flessibili - in italiano: bozzima) ma poi, con sua grande soddisfazione, passa ad operare anche sul telaio.
All’età di vent’anni lo chiamano alla leva e lo qualificano come soldato di 1ª categoria, quindi, l’8 settembre del 1912 si presenta alla caserma di Tai dove lo assegnano al battaglione Pieve di Cadore. Leone è un ragazzo volenteroso ed il 19 ottobre del 1913 lo fanno caporale. In venti mesi di servizio si dimostra premuroso e disciplinato ed il 30 aprile dell’anno dopo, a quattro mesi dalla fine della naja, viene promosso caporalmaggiore. Purtroppo, invece di mandarlo a casa lo trattengono alle armi perché, intanto, sta per scoppiare la guerra contro l’Austria.

La Grande Guerra

È così che il 15 giugno del 1915 il caporal maggiore Pivirotto firma un foglio col quale, assieme al grado di sergente, accetta la ferma di tre anni, compresi però i mesi che ha già passato in caserma che, pensa, gli vanno giusto bene perché dicono che la guerra durerà ben poco!
Parte per il fronte inquadrato nella 96ª compagnia agli ordini del capitano Rossi ed in zona Misurina prende parte ai pattugliamenti che si spingono fino in prossimità delle linee austriache su, dalle parti delle Tre Cime di Lavaredo. In una di queste occasioni, la notte sul 7 luglio, viene sloggiato e poi incendiato il Rifugio Zsigmondy ai piedi della parete nord della Croda dei Toni.
Pochi giorni dopo Leone è tra quelli che, salendo carponi tra i mughi verso il Monte Piana, hanno il compito di insinuarsi nel Vallon dei Castrati per impedire al nemico di attaccare il fianco destro della colonna di fanteria che deve, da lì a poco, operare sul pianoro. Gli alpini trascorrono la notte all’addiaccio ma l’attacco viene rimandato ed allora, approfittando della nebbia e della loro posizione, fanno esplodere le fogate petriere di cui è disseminato il terreno lì attorno. Nei successivi attacchi e contrattacchi sul Monte Piana; il 20 luglio, dopo sei giorni di combattimento, la 96ª compagnia perde una cinquantina di uomini ed una sessantina restano feriti ma il sergente Pivirotto ha la fortuna di tornare a valle sulle proprie gambe. Partecipa poi ad altre azioni, tra il 27 e il 28 agosto in Val Altenstein e dal 24 al 26 ottobre è sul Monte Cristallo.
Il 31 dicembre anche Leone si trasferisce da Forcella Longeres ad Auronzo per entrare a far parte del neo costituito battaglione Monte Antelao. Poi, a Campo di Sotto nei pressi di Cortina, per qualche mese i “veci” della 96ª fanno istruzione ai “bocia”, fin quando partono per la Val Costeana assegnati al V Gruppo Alpini agli ordini del colonnello Tarditi. Dapprima quelli dell’Antelao vengono destinati a lavori di rafforzamento delle posizioni, quindi sono impiegati nella preparazione dell’attacco al Masarè della Tofana. Per le sue doti organizzative e l’innata capacità di farsi ben volere dai superiori e dagli uomini al suo comando, il 15 giugno del 1916 Pivirotto viene promosso sul campo al grado di sergente maggiore ed un mese più tardi, il 9 luglio, in un’azione al Masarè merita una Medaglia d’Argento al valore. Dopo la cattura il capitano austriaco Lap, nel consegnare la sua pistola ai vincitori, chiede al capitano Rossi: «desidero sapere se i miei Kaiserjäger si sono battuti con valore», ed alla risposta affermativa dell’ufficiale italiano aggiunge: «...se non fossero stati i reparti alpini ad attaccare, non avremmo perduto le nostre posizioni!».
Per le “belle virtù militari spiegate in molteplici combattimenti”, compreso l’attacco alla Val Travenanzes avvenuto fra il 30 e il 31 luglio, il sergente maggiore Pivirotto è fregiato dell’onorificenza Russa della Croce di S. Giorgio di 3ª classe che gli viene appuntata al petto direttamente dal Comandante la 4ª Armata. Lo stesso Comandante, con ordine del giorno del 26 maggio 1917, lo nomina inoltre Aiutante di Battaglia, rango che viene attribuito a chi, non potendo diventare Ufficiale per mancanza di titoli di studio, tuttavia lo meriterebbe.
L’inverno Leone lo trascorre fra le rocce e gli anfratti della Val Costeana, tra formidabili nevicate e valanghe frequenti e micidiali, sopravvivendo, il 9 di novembre, ad una lavina che, staccatasi da Col dei Bos, ha seppellito la baracca della mensa ufficiali ed invaso la galleria stradale dove si trovano rifugiati numerosi alpini.
Alla fine di marzo del 1917 la sua compagnia viene quindi inviata verso Fontana Negra a presidiare la terza Tofana, rimanendovi fino al 21 giugno quando, assieme a quelli del Belluno e del Cadore, anche gli alpini dell’Antelao sono mandati a combattere su un altro fronte, quello dell’Isonzo.

La battaglia della Bainsizza si rivela feroce per tutti ed anche l’Aiutante di Battaglia Pivirotto non si sottrae al suo dovere mettendosi in buona evidenza durante l’occupazione dei villaggi di Siroka Njiva e di Mesnjak. Poi lo scenario della guerra cambia ancora, con altri trasferimenti, altre fatiche ed altri sacrifici, nelle caverne del San Gabriele vicino a Gorizia, al Passo Buole ed a Cima di Mezzana, poi dalle parti del Monte Baldo nel basso Trentino e infine sul Grappa dove Leone offre il suo contributo nella resistenza ad oltranza opposta dopo le vicende di Caporetto. Negli ultimi giorni, prima della ritirata austriaca che metterà fine alle ostilità (quella guerra che, gli avevano assicurato, sarebbe durar ben poco) Leone Pivirotto merita un altro riconoscimento ossia una Medaglia di bronzo motivata dal fatto che: “Comandante di un plotone incaricato dell’attacco di una forte posizione, trascinava i suoi uomini fin sotto la trincea avversaria, incurante dell’intenso tiro di mitragliatrici e di bombe a mano. Ricevuto l’ordine di ritirarsi, si esponeva con alto sentimento del dovere ad ogni pericolo, pur di assicurarsi che tutti i suoi dipendenti, fossero rientrati nelle nostre linee.” Monte Solarolo ( Monte Grappa), 25 ottobre 1918.

Il dopoguerra

Qualche mese più tardi Leone può finalmente tornare al suo paese che trova semidistrutto, con la gente disperata, maltrattata e depredata, afflitta dalla fame e dalle malattie. Un po’ alla volta rimette in piedi quello che la guerra ha rovinato senza esimersi, quando serve, dal dare una mano anche agli altri paesani. Il 28 aprile del 1919 viene mandato in licenza illimitata e congedato con la dichiarazione “di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore”. Tre mesi più tardi, il 4 di luglio, mette su famiglia con Ida Marchioni con la quale trascorre i successivi 57 anni della sua vita fino alla morte avvenuta, all’età di 84 anni, a Pieve di Cadore l'1 settembre del 1976.