L'epilogo
Ottobre-Novembre 1917
												In ottobre i s.ten. Tichy e Schidlo (su ordine del ten. Sild) occuparono Forcella Fischer (dal 
												nome dell'allora comandante di settore) dalla quale si poteva osservare agevolmente il fianco dei 
												Torrioni. Il progetto prevedeva di scavare attraverso la Torre Sild un cunicolo di 50 metri per 
												sbucare in ripida discesa poco sopra Forcella D. La galleria avrebbe consentito di eliminare le due 
												posizioni italiane che fronteggiavano Forcella Bruckner, ed in un secondo tempo di occupare i 
												Torrioni, il Pianoro del Dito ed il Passo della Sentinella, al fine di condurre un attacco nel 
												Vallon Popera. Il piano era previsto per gli inizi della primavera successiva, ma non venne mai 
												portato a termine.
												Il 22 ottobre si scatenava l'attacco diversivo contro il Monte Piana. Alle 4.55 partono le 
												prime 300 granate di grosso calibro poi per tutto il giorno prosegue il bombardamento di 
												artiglieria; tutte le armi della Croda Rossa tempestarono di colpi Cima Undici, il Passo della 
												Sentinella e tutte le posizioni italiane del versante meridionale. 
												Nel pomeriggio di quello stesso giorno viene però ferito gravemente il s.ten. Sild, colpito dalla 
												mitragliatrice di Cima Undici. Pochi giorni dopo la stessa sorte toccò al s.ten. Tichy.
												Dopo alcuni giorni di movimenti, le truppe italiane abbandonarono definitivamente la zona; il 
												4 novembre il cap. Coletti scrisse nel suo diario:
												"Alle 23 lascio con l'ultimo scaglione formato dai Volontari Alpini il Crestone Popera. E così 
												dopo un anno di patimenti, dopo tanto lavoro, quando la Regione era completamente sistemata con 
												circa 2 Km di gallerie sicure e comode, con tutti i posti serviti da teleferiche, quando ci si 
												presentava davanti un inverno tanto diverso da quello tremendo passato, con tanti viveri e legna 
												accumulati con tanta fatica, dobbiamo partire ed abbandonare il nostro Cadore all'austriaco, e 
												perchè? Per la mancata resistenza dei nostri: ormai non si possono fermare che al Piave, ma 
												torneremo certamente!"