Lo sgombero del Cadore

La sera del 5 novembre le strade di S. Vito erano già sgombre ed anche i Carabinieri erano partiti; gli ultimi alpini del Monte Granero (reduci dal Falzarego) erano stati raccolti dagli autocarri nella sera del 4, e da allora il magazzino militare era stato svuotato dai locali che ricevettero quintali di pasta, riso, fagioli, formaggi, sale, olio, quintali di carne e damigiane di cognac.
Il giorno 6 giungeva in paese un'ordinanza del gen. Piacentini (datata 4/11) che ordinava di lasciare libera la viabilità comunale per il transito delle truppe e di sospendere fino a nuovo ordine lo sgombero della popolazione. Sempre il 5 novembre la popolazione di Vodo riceveva l'ordine di sgomberare il paese per agevolare il fuoco del forte di Monte Rite; il paese divenne una bolgia verso le 12, quando vi giunsero i resti del battaglione Val Piave. Mentre la 275ª, coperto il ripiegamento delle truppe dell'Alto Comelico, giungeva a Pieve di Cadore, la 268ª alle 15 del 4 novembre aveva abbandonato Col Forca e si era portata a Dogana di Misurina; qui, stesa dal Col de Varda fino alle Pale di Misurina, sbarrava il passaggio della vallata attendendo che sfilasse il 53° Fanteria (brigata Umbria) ed alle 0.30 del 5 iniziava il ripiegamento per Federavecchia, Val Marzon e giungeva ad Auronzo alle 9 del 6 novembre. La 267ª, schierata tra le Crepe di Zumelles e Col Forca, proteggeva il ripiegamento del 53° Fanteria e dell'8° Bersaglieri; alle 2 del 5 novembre abbandonava il Tre Croci e si dirigeva verso Vodo. A sera giunsero gli autocarri destinati a trasportare il battaglione a Tai e da lì verso la Mauria, ma le 3 compagnie furono destinate dapprima al Montello, poi al Passo di Fadalto.
Secondo le disposizioni del gen. Piacentini, il I Corpo d'Armata e le truppe della Zona Carnia avrebbero dovuto concludere lo sfilamento per Tai il giorno 8 novembre e le truppe partenti per ferrovia entro il 9; fino a tutto il 10 novembre sarebbe stato compito delle truppe della Fortezza Cadore - Maè evitare violazioni della Linea Gialla. Queste sarebbero potute partire la notte dell'11 novembre. La marcia fino a Cornuda era prevista senza soste (ad esclusione dei dovuti riposi). Al comando della colonna venne posto il gen. Marocco.