Diario di don Quinto Comuzzi

1917 - 1918

13 - 14 novembre

Passaggio interminabile di autocarri e carriaggi che devono inevitabilmente fermarsi a Pelos e a Lorenzago per la mancanza di ponti solidi sul Piave. Qualche centinaio di essi si sistema in "Piatte" a sud-est della canonica. Grande requisizione di fieno e granturco per i cavalli che furono introdotti in tutte le stalle possibili. Fa grande freddo così i custodi dei cavalli, degli autocarri e carriaggi accendono ovunque grandi fuochi rubando legna e in mancanza di essa steccati e anche porte. In canonica rubarono tre passi di legna da una catasta avente dimensione di circa m 1,7 x 1,7 x 1,7, lo steccato che cingeva l'orto e il cortile e le relative porte. Fu depredato anche un deposito di tavolami di proprietà del Comune. Vandalismo! In canonica alloggiano dieci ufficiali con attendenti e cuochi dove, nella cucina, è stata istituita pure una mensa. Sono allegri: mangiano, bevono e fanno suonare il fonografo, mentre io, disperato, con la famiglia sono nel focolaio con poco mangiare e meno bere. Ho dovuto cedere pure il mio letto. Italia mia... !

17 - 18 - 19 novembre

Continua il passaggio di truppa, giungono nuovi carriaggi e autocarri che non possono però proseguire per Lozzo vista la difficoltà nel passare sul ponte di legno costruito sul Piave verso "Pezzè". Requisizione di alimenti, granturco, fieno ed animali nonché legna, in genere tutto quanto ciò trovasi nelle case. Alle ore quattro e tre quarti pomeridiane passano per Lorenzago 250 prigionieri italiani. In casa Piazza "de Lissandro", già magazzino cooperativo, spogliata di tutti i mobili, rovinati i pavimenti, porte e balconi, sono chiusi da due giorni, in una stanza, 32 uomini militarizzati condotti fin qui da Valle e da Cibiana per essere internati. Fra di essi trovasi un Diacono-Dottore in belle lettere, vestito da borghese: Benetazzo Marco di Padova, Giuseppino a Torino abitante in Corso Palestro al n° 14. Ottenni il permesso di visitarli: erano tanto fissi che dovevano star sempre in piedi mentre dalla stanza usciva un fetore insopportabile. Ottenni dal Comando Militare che la stanza fosse arieggiata e pulita e che gli uomini venissero diradati in altre stanze. Ciò fu fatto alla mia presenza.

13 dicembre

Ebbi sentore che saranno requisite tutte le campane. Notificai subito questa triste notizia al Pievano di Vigo e di Lozzo.

17 dicembre

Io Parroco, assieme alla Fabbriceria e al f.f. di Sindaco con Giunta, presentiamo supplica ed energica protesta in iscritto domandando che ci vengano rilasciate le campane dimostrando l'illegalità di tale requisizione, appartenendo esse, secondo il diritto canonico riconosciuto dall'Autorità Civile, alla Chiesa: chi osa rapirle incorre nelle censure ecclesiastiche.

4 febbraio

Vengono requisite N. 60 vacche che vengono condotte a Pieve. Grande disperazione nella popolazione. C'è chi salva le proprie facendo requisire quelle degli altri.

26 febbraio

Fu ordinato di portare al comando tutto il rame inservibile. Vennero consegnati al comando quintali 2,80. Alle sig.ne Tremonti Linda e Giulia furono sequestrate 30 pezzi di rame col pretesto che erano stati nascosti nella casa di Venanzio Tremonti, e le patate di Bettina Tremonti di Giovanni e di Maria Piazza fu Lucio. Corrono pericolo di essere internate per offese agli Austriaci.

27 febbraio

Fu dato avviso di presentare al comando la nota di tutti i singoli danni subiti per causa dell'invasione. I danni presentati ascesero a circa 400.000 lire.

28 febbraio

Essendo la nota dei danni (circa 400.000 lire) dal Comando riconosciuta esageratissima, fu dato avviso che 35 verranno riconosciuti solo i danni comprovati da buoni rilasciati dai Comandi antecedenti o da tenenti. Sono pochi i veri buoni. I soldati austriaci si impossessavano di quanto trova vano: vacche, maiali, cavalli, galline, conigli, carri, carretti, carrozze, fieno, granoturco, tavoli, sedie ed altri mobili, legna per far fuoco e per piacere di distruggere. Rubavano bianche ria, lenzuola, vestiario, camice (erano molti senza camicia). Lasciavano qualche buono per animali, che qualche volta era offensivo e ridicolo, scritto in lingua tedesca. Venne fatta nuova requisizione di rame. Fu portato al Comando rame per quintali 3,25.

11 marzo

Requisizione minuta alla casa "Costola" N. 18. Furono sequestrati 54 Kg. di rame con pretesto che fosse nascosto, N. 60 lenzuola di canapa, N. 4 coperte di lana, Kg. 10 di lana, q.li 4 dì patate. Fu fatta questa requisizione credendo di trovare roba militare italiana. Angela Costola aveva lasciato in infermeria 400 lenzuola da distribuirsi ai poveri, mentre queste erano state prese e divise fra diverse donne. Angela si procurava stracci militari, parlava liberamente con austriaci, con prigionieri italiani, con qualche spia a cui si confidava troppo ed era presa di mira dal Comando.

13 marzo

Assedio di Villapiccola, assalto a tutte le case, minuta requisizione di mobilia, letti, arredi, biancheria, sedie, posate, ecc. appartenenti alle ville Resta, Pallavicino, Facheris Clavello. Vennero trovati e condotti a Comando dieci carri. In tale occasione furono rubati dai soldati anche oggetti di proprietà privata. Grande fu lo sgomento degli uomini e delle donne.

14 marzo

Requisizione nella casa Gerardini. Fu trovato gran bottino appartenente alle suddette ville. Tre carri furono condotti al Comando militare.

14 marzo sera

Il maggiore Dahmen racconta in modo compiacente il bottino della requisizione fatta; dice che simile requisizione domani sarà fatta a Villagrande e che Angela Costola andrà a soffrire pene gravissime se non verranno trovate le lenzuola dell’infermeria, e gravi se verranno trovate.

14 marzo sera

Istruttoria ed interrogatorio dei singoli membri della famiglia Costola per la roba requisita e per chiacchiere fatte da Angela. Il Parroco protesta energicamente per la brutale requisizione, definita illegale perché fatta senza la presenza di persona di fiducia del Comune, ingiungendo che se domani fosse ripetuta a Villagrande la popolazione si sarebbe sollevata. Non si spaventino le donne. Le lenzuola potranno esser portate in Canonica senza clamori, purché Angela venga sciolta da ogni imputazione. «Furono concessi quattro giorni di tempo per il rinvenimento delle lenzuola, in capo ai quali consegnai 151 lenzuola portati dalle donne in Canonica. Il maggiore fu soddisfatto, avendogli fatto credere che le lenzuola erano solo 200 e non 400, e che più di 50 era distrutte dalle donne e dai soldati austriaci. Fui creduto».

15 marzo

Manifesto di denuncia di coperte, di letti e vestiari di lana e biancheria e stracci militari. Vennero raccolti molti stracci e depositati in piazza, indi caricati in autocarro e condotti a Toblach, in Austria.

19 marzo

Di buon mattino Angela Costola fu condotta da un gendarme a Pieve di Cadore; ivi fu condannata a tre mesi di carcere da scontarsi a Belluno. "Disapprovai tale condanna senza vero motivo e perorai per la liberazione".

20 marzo

Ripetuta perorazione per la liberazione della detenuta condannata senza vero motivo. Restituzione brutale di alcuni sacchi di patate portati via a Ermagora Costola.

24 marzo

Avviso di denuncia di pelli, cuoio, letti ed oggetti, coperte militari e delle Ville Facheris e Resta Pallavicino.

5 aprile

Visita delle case per i viveri. Requisizione di biancheria e roba militare. Tre donne Maria Mainardi ved. Bozzetto, Pierina Mainardi e Antonia Mainardi De Donà, furono trovate a nascondere la propria roba. Furono condotte in prigione per alcune ore. La loro roba fu sequestrata e solo dopo alcuni giorni restituita (21 maggio 1918).

22 aprile

Da questo Comando di Tappa per ordine del Comando Supremo austriaco di Udine furono convocati in una sala municipale tutti i Sindaci, Segretari, Parroci di Vigo, Lozzo, Lorenzago per comunicare gli avvisi di requisizione del rame, di tutta la lana anche dei letti e dei cuscini e di tutte le campane oltre il peso di Kg. 50. Protesta aperta dei Parroci in specie per le campane. Il Pievano di Vigo aprì un battibecco col capitano dei gendarmi. (A seguito di questa energica protesta il Pievano di Vigo, Don Pietro Peruzzi, fu sottoposto agli arresti domiciliari con sentinella alla porta).

17 maggio

Avviso di requisizione di biancheria, lasciando tre capi per persona.

20 maggio

Il Parroco e il sindaco Giovanni Gerardini fu Apollonio si recano, con supplica scritta, per domandare ai due colonnelli comandanti di Auronzo che si accetti la biancheria che verrà portata volontariamente dai Lorenzaghesi senza requisizione né denuncie, assicurando che il Comando rimarrà soddisfatto. Fu detto che la risposta verrà per telefono.

24 maggio

La risposta non venne. I paesani sono oggi obbligati a portare la biancheria nelle scuole di Pelos. Il Parroco si presenta per tempo al tenente colonnello pregando di contentarsi della biancheria che verrà portata, e di restituire alle povere famiglie alcuni capi di biancheria che avrebbero pure portato. Ciò venne fatto.

25 maggio

Avviso di asportazione di campane, dell'organo, requisizione della casa canonica. Il Parroco si presenta al Comando, protesta dicendo: «Napoleone requisì le campane, spogliò le chiese e finì a S. Elena. L'Austria vuol avere le campane, l'organo, si prenda anche i candelieri in coro e si infrangerà come una lastra di vetro gettata sui sassi. Più presto spoglierà le chiese, più presto andrà in pezzi. I cannoni fatti con le campane serviranno contro l'Austria» e me ne andai lasciandoli confusi.

26 maggio

Requisizione di lana. Ne viene trovata circa un quintale.

27 maggio

Il maestro Fabbro è pregato di suggerire alle ragazze di fare una petizione al tenente colonnello per il rilascio d'una campana, la terza.

28 maggio

Giunge una squadra di soldati per levare le campane. Il Parroco domanda al Comando che venga lasciata almeno la terza che serve anche per orologio. La domanda viene inoltrata ai Comando supremo di Udine; facilmente potrà rimanere la quarta.

29 maggio

Lutto generale: sei soldati salgono sul campanile; alle 11,15 la campana grande, fatta nel 1913, del peso di q.li 19,05 fu gettata dal campanile frantumandosi al suolo. Alle ore 6 pomeridiane fu gettata la mezzana, del peso di quintali 13,56, che andò pure in pezzi.

31 maggio

Venne levata la campana della Difesa, del peso di q.li 1,5 fatta nel 1702 di metallo buonissimo, di un suono argentino; fu pure levato un campanello del peso di Kg. 5.

4 giugno

Asportate le campane della Difesa e due grandi del campanile parrocchiale. Furono lasciate per intanto, la così detta «scuola», la piccola e il campanello.

5 giugno

Il Parroco fu chiamato al Comando per la comunicazione che la supplica o protesta del dicembre scorso per il rilascio delle campane fu respinta e che il 28 maggio fu presentata la nuova domanda per il rilascio di una delle campane. Si distribuiscono all'intera popolazione 4 quintali di granoturco: 3 q.li ad una corona al Kg. ed 1 q.le per cambio burro e formaggio, in ragione di 3 Kg. di granone per 1 Kg. di formaggio. La fame è enorme; disperazione generale; si mangiano erbacci, si macinano baccelli di fagiuoli, crusca, torsoli di granoturco per farne pane e polenta: e ce ne fossero!

6 giugno

Si requisiscono N. 33 giovenche. Il Signor Parroco si interessa per farne diminuire il numero, mentre giunge un fonogramma dal Comando di Auronzo che ordina la requisizione di altre cinque vacche. Prega che almeno queste ultime non siano messe a carico di Lorenzago, e fu ascoltato.

12 giugno

Il tenente colonnello avverte l'ufficio parrocchiale che dal comando supremo di Udine, a firma del feld-maresciallo Boroevic, è giunta risposta favorevole alla domanda per il rilascio di una campana, la piccola, di 5 q.li.

17 giugno

Convocazione in Municipio sede del Comando, dei Parroci e Sindaci di Vigo, Lozzo, Lorenzago per ricevere ordini di requisizione di formaggio, fieno e operai. Si domanda il rancio per gli operai.

22 giugno

Furono requisite altre 12 vacche dalle famiglie composte di due persone e che non hanno avuto danni di sorta. Furono colpite le più povere.

11 luglio

Il comando cerca l'argenteria delle Ville Facheris e Pallavicino, il Parroco è accusato del furto, così chiede la perquisizione della canonica, cosa che gli austriaci si guardano bene dal farsi.

12 - 14 luglio

Francesco Gerardini venne obbligato a confessare e a rispondere dell'argenteria per tre volte con la minaccia che domani o al più posdomani dovrà presentarsi al tribunale di guerra di Pieve. In realtà Francesco non sapeva niente di tale argenteria.

15 luglio

Il Comando è reso convinto dal Parroco che l'argenteria è stata portata a Milano dall'amministratore delle Ville, Angelo Gerardini, fratello di Francesco, all'insaputa di quest'ultimo.

24 luglio

Due soldati addetti all'asportazione campane, alle ore 8 ascendono il campanile e gettano da esso la campana denominata «La scola» del peso di q. 8,50, buonissima, d'un suono maestoso; su di essa batteva l'orologio. Per l'ultima volta la campana suona le 8. Le ore 9 non si son più sentite. La campana giaceva in cinque pezzi ai piedi del campanile. Gettate le campane, venne rilasciata la campana piccola ed il campanello fu destinato per Pelos.

25 luglio

Il Parroco va in Auronzo e si presenta al Commissario Civile protestando per l'imposizione delle tasse; reclama il pagamento dei danni recati alla popolazione e dei buoni rilasciati, alla sera consiglia il facente funzioni di segretario ad accordarsi con i sindaci di Vigo e di Lozzo per estendere una protesta collettiva per le imposte.

26 luglio

Il Parroco consiglia di dar fuori la voce di non pagare le tasse se non a condizione che prima vengano rifusi i danni e pagati i buoni.

27 luglio

Fu mandata la protesta per le imposte, al Colonnello di Auronzo. Fu respinta.

28 luglio

Fu mandato avviso che l'organo verrà requisito ed asportate le canne maggiori. Obbligo a dare notizie in che anno fu fabbricato, da chi e se è artistico per suono e per lavoro. Il Parroco protesta a voce e per iscritto.

2 agosto

Fu consegnata una quietanza per le campane asportate ed una copia di ordinanza di De Boroevic di lasciare nel campanile di Lorenzago la campana piccola e di consegnare a Pelos il campanello.

4 agosto

Corre voce che gli Austriaci vogliono levare dal campanile il coperchio di piombo, la palla ed il parafulmine.

8 agosto

Cinque soldati austriaci, veri giudei, mentre si celebra la Messa ascendono il campanile portando tavole per levare il tetto del campanile. Il dispetto che fanno al Parroco ed alla popolazione è enorme. Non si può più contenersi; il pubblico intero li maledice imprecando che abbiano a rotolare giù quanti ascendono.

10 - 12 agosto

Levano il coperchio buttando a basso le piastre di piombo. Ad ogni rombo delle piastre cadute risponde l'eco doloroso di ogni cuore.

12 agosto

Sono giunti ormai alla guglia. Hanno preparato il segantino per segare la croce al disotto della palla. Il Parroco esce ed incontra il capitano Figuric, professore d'italiano a Pisino e l'arringa dicendo: «Sono dispetti da farci! Scoperchiare il campanile! Vale più il lavoro di facitura che il metallo, non vincerete battaglie con quel piombo. L'assicuro che siamo tutti fortemente irritati. Non ne possiamo più. Levate anche la palla e vedrete la popolazione sollevarsi in un attimo e le donne uscire con le forche e in dieci minuti sarete spacciati tutti». «Venga al comando e parli al tenente colonnello». Vado ed ottengo che la palla rimanga intatta.

13 agosto

Il piombo viene pesato in circa q. 22. Il campanile viene ricoperto con tela incerata.

5 settembre

Si viene informati che militari tedeschi son arrivati per levare anche la campana piccola; non vale nessuna protesta. Alle ore 11 fu calata dal campanile. Venne pure condotto in Austria anche il campanello che era destinato per Pelos.

8 settembre domenica

La Messa è suonata con un campanello a mano da fanciulli che girano il paese. Soldati austriaci deridono tale atto suscitando le ire della popolazione.

11 settembre

Viene messo sul campanile un campanello.

19 settembre

Comitive partono per il Friuli in cerca di grano. Infierisce la malattia detta «Grippe spagnuola». Grande febbre, dolor di capo con tosse, complicazioni di polmonite. Mancano medici e medicine. Le sorelle Maria ed Oliva De Lorenzo partono per Lestizza in cerca di granoturco assieme a molti altri del paese e di foresti. Giunte in quel paese furono avvisate che era morta Ida, sorella di Don Quinto. Il 28 settembre morì pure l'altra sorella, Melania, colpita dalla "spagnola".