Nazione Andreoletti Arturo

Grado Capitano

Mostrina  7° Alpini, 206ª cp. battaglione Val Cordevole

Ritratto

Nato l'8 marzo 1884 a Milano

Morto il 24 gennaio 1977 a Roncate (LC)

Decorazioni

Decorazione Croce di Guerra

Al comando di truppa in posizione aspra e di alta montagna, con instancabile attività e perizia provvedeva alla sistemazione difensiva, eseguendo ripetute ricognizioni e dirigendo i lavori di rafforzamento, senza interruzione, anche sotto il fuoco nemico.
Passo Ombretta ed Ombrettola (Marmolada), aprile 1916, gennaio 1917

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Arturo Andreoletti nasce a Milano l’8 marzo del 1884. Dopo aver conseguito, nel 1905, il diploma di ragioniere, svolge il servizio militare come allievo ufficiale al 5° Alpini. Nominato sottotenente nel 1907, rimasto nel frattempo orfano di padre, viene assegnato al 7° reggimento compiendo la ferma nella 64ª compagnia del battaglione “Feltre”. Vince quindi un concorso indetto dal Comune di Milano ottenendo la qualifica di funzionario comunale.
Pioniere dell'esplorazione alpinistica, si dedica nel frattempo alla scoperta delle cime dolomitiche di San Sebastiano, della Croda Grande, del Focobon, della Schiara e dei Feruc ed è protagonista delle prime ascensioni alla Marmolada, al Catinaccio ed al massiccio del Sella. Ogni anno venne richiamato per l’istruzione militare che si tiene durante il periodo estivo e la sua profonda conoscenza dell’ambiente dolomitico viene messa a frutto con speciali incarichi di ricognizione e di studio del confine italo-austriaco. Col patrocinio delle autorità militari collabora alla redazione della "Guida dei Monti d’Italia" esplorando il territorio di confine tra il Cordevole, l’Avisio ed il Cismon. Durante le sue perlustrazioni apre numerose vie come, ad esempio, quelle compiute sul gruppo del Feruc, l’aspra catena montuosa che sorge sulla destra orografica del Cordevole, a nord dei Monti del Sole.
Non pago dei suoi numerosi impegni, tra il 1912 e il 1915 organizza e comanda un reparto reclutato tra gli irredentisti trentini che affluiscono a Milano col desiderio di essere impiegati dal Regio Esercito italiano.

La Grande Guerra

Alla vigilia della dichiarazione di guerra all’Austria viene richiamato alle armi per essere designato aiutante maggiore presso il comando del Val Cordevole, un battaglione appena formato col richiamo delle classi anziane del battaglione Belluno. Per celebrare la sua costituzione viene organizzata un’adunata che si tiene in Val Boite dopo la quale, il 24 maggio, anche Andreoletti raggiunge i valichi di confine alla Forca Rossa ed al Col Bechèr.
Nell’ottobre del 1915 viene quindi promosso capitano e, posto al comando della 206ª compagnia, è inviato al Col di Lana dove, facendo tesoro della sua esperienza di buon alpinista, lo impiegano assieme ai suoi uomini in azioni di ricognizione; successivamente, concedendogli piena autonomia, opera quindi con la sua compagnia sul massiccio della Marmolada. Esigente, in particolare con sé stesso, esprime il suo carattere forte ed irremovibile anche nei confronti dei suoi superiori dai quali pretende abbigliamento adeguato, materiale, attrezzature e razioni aggiuntive di cibo da destinare ai suoi alpini. In una particolare occasione non si astiene neppure dal “mandare a quel paese” il generale Peppino Garibaldi biasimato per i suoi ordini sconsiderati e suicidi! Per il suo particolare carattere Andreoletti si merita l’appellativo di “Padre Eterno” e di conseguenza anche il suo reparto è soprannominato “Compagnia Padreterno”. Nonostante la sua sfrontarezza, comunque apprezzata da chi, tra i suoi superiori, sa cogliere il vero valore dell’uomo, viene proposto per il passaggio al servizio permanente e la promozione al grado di maggiore, ma Andreoletti declina entrambe le proposte preferendo piuttosto l’apprezzamento dei suoi alpini. Per i suoi meriti gli viene conferita la Croce di Guerra al Valor Militare.
Nel febbraio 1918 lascia comunque di sua spontanea volontà il settore operativo accettando un incarico presso l’Ufficio Operazioni della 4ª armata dove gli vengono affidati importanti incarichi organizzativi e logistici. Coinvolto nella ritirata di Caporetto, nel novembre del 1917 interviene come volontario alle azioni di difesa del Monte Tomba e del Monfenera e nelle fasi finali del conflitto partecipa, come Ufficiale di Stato Maggiore del IX Corpo d’Armata, alle operazioni sul Col Moschin, nel giugno del 1918, ed alla liberazione del paese di Cismon in Valsugana il 31 ottobre dello stesso anno. In queste circostanze viene insignito sul campo di una medaglia d’argento (“Ufficiale di collegamento di un corpo d’armata con una brigata impegnata in combattimento, per meglio adempiere al proprio mandato, sotto l’infuriare di violento tiro di sbarramento nemico, di sua iniziativa accompagnava le truppe di prima linea, suscitando in esse emulazione ed ardimento. Alla testa di nuclei di valorosi volontari, per impervie valli battute da mitragliatrici avversarie, entrava per primo a Cismon liberata. Assunto il comando di nostre pattuglie, continuava nell’inseguimento del nemico sino a quando non ebbe raggiunto, all’imbrunire, l’obbiettivo fissato, riuscendo a catturare numerosi prigionieri. Forniva al comando, che lo aveva distaccato, sicure e preziose informazioni”. Quota 1292 di Col Caprile-Cismon-Col del Gallo, 31 ottobre 1918), meritando inoltre due medaglie di bronzo (“Ufficiale di collegamento del Comando di corpo d’armata con la divisione impegnata in combattimento, essendosi interrotte, causa il violento bombardamento le comunicazioni tra il Comando della Divisione stessa e le prime linee, e permanendo incertezza sul possesso di un importantissimo caposaldo, di sua iniziativa oltrepassate le nostre posizioni, e nonostante l’intenso ed efficace fuoco d’artiglieria e fucileria avversaria, si spingeva sino a brevissima distanza dal caposaldo medesimo e riusciva ad accertare che esso era presidiato da forze nemiche, fornendo così informazioni preziose per il successivo svolgersi del nostro contrattacco. Distintosi ancora per arditezza ed intelligente senso tattico in altre ricognizioni sulle linee più avanzate”. Col Moschin, 15 giugno 1918. “Ufficiale di collegamento di un corpo d’armata, in numerose ricognizioni, nel corso di lunga fierissima battaglia, sotto bombardamenti nemici di eccezionale violenza dimostrava ammirevole fermezza d’animo nell’affrontare con ardimento il pericolo per meglio assolvere il compito affidatogli, e rendeva al comando preziosi servigi”. Monte Tomba-Monfenera, 15-30 novembre 1917).

Il dopoguerra

Dopo l’armistizio viene richiamato all’Ufficio Operazioni della 4ª Armata per far parte della Commissione Confini. Arturo Andreoletti viene congedato il 30 marzo del 1919 dopo 51 mesi di servizio attivo. Appassionato di fotografia, ha documentato le sue esperienze di guerra, come quelle alpinistiche, con migliaia di immagini da lui stesso meticolosamente catalogate.
Nel novembre 1919, in una riunione tenutasi alla birreria Spaten di Milano, è tra i fondatori dell’Associazione Nazionale Alpini di cui assume la presidenza che mantiene fino al 1922. Durante il suo mandato vengono, tra l’altro, acquisiti dall’A.N.A. i ruderi della Contrinhaus (abbattuto dalle cannonate del ten. De Gennaro) dove viene ricostruito il rifugio Contrin. Per dissenso al regime fascista, nel 1929 Andreoletti si dimette dall’Associazione per dedicarsi, piuttosto, alla trascrizione dei suoi ricordi di guerra “Con gli Alpini sulla Marmolada 1915-1917”.
Le sue doti professionali lo porteranno successivamente ad assumere incarichi di elevato livello in grandi aziende nazionali e multinazionali, fino al momento del pensionamento. Nel contempo si dedicherà anche al sostegno di iniziative di carattere benefico, culturale e scientifico per cui gli sarà conferita la Medaglia d’Oro di benemerenza del Comune di Milano ed altre onorificenze per meriti professionali e civili, ivi compresa una Medaglia d’Argento al Valor Civile per il salvataggio di alcuni alpinisti sulla Marmolada.
Arturo Andreoletti trascorre i suoi ultimi anni a Monte Olimpino, in una splendida villa in località Roncate, dove custodisce con cura i suoi ricordi esibendo anche alcuni cimeli di Cesare Battisti, di Umberto II di Savoia e del generale Umberto Nobile coi quali ha intrattenuto, nella sua lunga vita, sinceri rapporti d’amicizia.
Il 24 gennaio del 1977, all’età di 94 anni Arturo Andreoletti si spegne serenamente nella sua casa in vista del Lago di Como e le sue spoglie sono portate a riposare nel vicino camposanto.

ritratto
Il Cap. Andreoletti con la divisa degli Alpini

discorso ortigara ANA
5-7 settembre 1920. Arturo Andreoletti pronuncia il discorso al 1° convegno A.N.A. sull’Ortigara