Nazione Caracciolo di Castagneta Marino

Grado Tenente di Complemento

Mostrina  10° Lancieri di Vittorio Emanuele

Ritratto

Nato il 1 gennaio 1881 a Napoli

Morto per ferite il 15 giugno 1915 in un OdC austriaco a Ruaz

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Durante una ricognizione, si esponeva coraggiosamente in terreno insidioso per fornire notizie al proprio comandante. Accerchiato dal nemico, accanitamente combatteva, finché non cadde mortalmente ferito.
Andraz, 15 giugno 1915

Note biografiche (Archivio Enrico Melandri)

Il Duca Marino Caracciolo dei principi di Castagneto, nasce a Napoli, l'1 gennaio 1881 dal duca Carlo e dalla duchessa, sua moglie, appartenente alla nobile famiglia Ruffo. All'età di undici anni Marino entra al Collegio Militare di Napoli per passare poi alla Scuola di Modena. Nel Luglio del 1900 è promosso sottotenente ed assegnato al 5° Reggimento Lancieri di Novara dove, quattro anni più tardi ottiene il grado di tenente. Grande appassionato di equitazione, partecipa a numerose competizioni conseguendo speso ottimi risultati sportivi. A Roma, nel marzo 1908, in un grande "Steeple Chase"[1] internazionale vince, ironia della sorte, il premio dell'Imperatore d'Austria-Ungheria ed è trasportato dall'entusiasmo della vittoria italiana, a braccia di popolo, dinanzi a Sua Maestà il Re. Dopo aver lasciato l'esercito per circa due anni, quando scoppia la guerra contro la Turchia, chiede immediatamente di partire per la Cirenaica e concorre, con il capitano Maurizio Piscicelli, all'organizzazione dei Savari[2]. Si distingue in varie occasioni e merita, per il coraggio dimostrato nella battaglia delle "Due Palme"[3], la medaglia d'argento al valore militare. Rimpatriato, si discosta dalla vita militare per potersi interamente dedicare all'attività sportiva ma, nel 1915, allo scoppio del conflitto, chiede di riprendere servizio per essere inviato tra le truppe combattenti di prima linea. Come tenente dei Lancieri di Vittorio Emanuele II, viene quindi nominato ufficiale d'ordinanza presso la brigata "Torino" operante in Cadore. Il giorno 15 giugno del 1915 si offre spontaneamente per guidare una pattuglia che da Monte Porè deve puntare in esplorazione su Andraz, in Val Cordevole[4]. Percorre la strada delle Dolomiti scendendo da Buchenstein[5] ma giunto a poca distanza dall'albergo di Andraz, la pattuglia viene fatta segno a intenso fuoco di fucileria[6]. Caracciolo, ferito due volte al braccio e al torace, comanda decisamente ai suoi di tornare dal generale per riferire gli esiti della ricognizione[7] mentre egli, pur ferito, resta di copertura rispondendo al fuoco. Infine gli austriaci, vistolo cadere, escono dal bosco, lo raccolgono svenuto e lo portano prima nel vicino albergo di Andraz e quindi all'ospedaletto da campo allestito nei pressi del forte di Ruaz, dove alle ore 20 muore. Con gli onori delle armi, il mattino successivo, il tenente Marino Caracciolo del principi di Castagneto, viene sepolto nel cimitero di Soraruaz[8], in vista della chiese di San Giovanni Battista. Alla memoria gli sarà conferita la medaglia d'argento al valore militare.

NOTE

[1] Particolare corsa ad ostacoli di origine britannica caratterizzata dalla presenza di siepi e fossati.
[2] Truppe coloniali a cavallo.
[3] Avvenuta il 12 marzo del 1912 nella zona di Bengasi nell'oasi di Suani Abd el Rani (chiamata dai soldati l'Oasi delle Due Palme), circa 8 km a sud est della città, si concluse con la vittoria italiana dopo circa quattro ore di combattimenti.
[4] Il 15 agosto del 1915, per appoggiare l'azione che il battaglione alpini Val Chisone svolge contro il Sasso di Stria, quattro compagnie dell'81° Fanteria Torino puntano verso i castelli di Buchenstein e quello di Andraz occupando il primo, mentre il secondo sarà conquistato il giorno successivo dal VI battaglione dell'82° Reggimento.
[5] L'attuale Livinallongo.
[6] Del fatto sono testimoni oculari il generale Giuseppe Ferrari, comandante di brigata, ed il maggiore Beniamino Del Prete (che morirà al Passo di Valparola il 21 luglio dello stesso anno) che assistono ai fatti da un osservatorio.
[7] Testimonianza del soldato Ruggeri dell'81° Fanteria.
[8] Nei pressi dell'odierna Pieve di Livinallongo.