Nazione Esio Giuseppe

Grado Soldato

Mostrina  7° Alpini, battaglione Belluno

Ritratto

Nato il 14 settembre 1896 a Lacedonia (AV)

Morto il 26 dicembre 1918 a Lacedonia (AV) per pleurite e tubercolosi

Note biografiche (Archivio Giuseppe Fusco)

Giuseppe Esio nasce a Lacedonia (piccolo paese di circa 7.000 anime nell'Appennino Sannita a circa 90 Km da Avellino) il 14 settembre 1896 da genitori "ignoti". Viene quindi adottato da Michele di Conza che se ne prende cura e gli consente di studiare fino alla quinta elementare, consentendogli così di imparare a leggere e scrivere in un'Italia che ha un tasso di analfabetismo medio attorno al 55%. 170 cm di altezza, capelli neri lisci, occhi scuri e naso greco; il 24 giugno del 1915 Giuseppe viene chiamato alle armi ed assegnato al Battaglione Belluno del 7° Reggimento Alpini, primo della sua terra a combattere in un reggimento di alpini veneti. Dopo una breve ed infelice puntata verso il Col di Lana, il battaglione viene assegnato al settore Val Costeana, in zona Tofane. Dapprima sul Piccolo Lagazuoi e poi verso Val Travenanzes. Proprio in questa valle, a fine luglio del 1916 si consuma quello che passa alla storia come l'olocausto del Belluno: dopo l'esplosione della mina del Castelletto, con l'intenzione di approfittare degli effetti dell'esplosione, il Belluno assieme al Monte Antelao ed al Monte Pelmo, ha l'ordine di penetrare in Val Travenanzes da forcella Col dei Bos ma l'azione si risolve in un disastro militare ed umano. Giuseppe però non è tra i caduti o i prigionieri di quell'infausta azione e la sua vita militare col Belluno prosegue prima su Cima Falzarego, Col dei Bos e di nuovo sul Lagazuoi, quando nel 1917 gli alpini fanno esplodere la mina presso l'Anticima.
Alla fine di giugno il battaglione Belluno si sposta con altri reparti sul fronte dell'Isonzo per partecipare il 17 agosto alla battaglia della Bainsizza. Giuseppe però, ai primi di agosto del 1917, ottiene una licenza e si reca a Lacedonia ma, alla scadenza della stessa, non fa più ritorno al reparto. Il 13 settembre del 1917 il Tribunale di Guerra del XXVIII Corpo d'Armata lo denuncia in quanto incorso nel gravissimo reato di diserzione! Convinto dal padre adottivo a ritornare al fronte, si presenta ai carabinieri di Lacedonia e viene rispedito in territorio di guerra, ancora nei reparti alpini. Ma pochi giorni dopo giunge anche una bella notizia: infatti con sentenza del 24 ottobre viene "assolto dall'imputazione ascrittagli ai sensi della circolare 12 n°1 Regio Decreto d'amnistia N°157".
Tanto per non farsi mancare nulla, Giuseppe farà ancora in tempo a farsi 6 mesi di guerra partecipando alla decisiva battaglia del Piave fino a quando il 17 giugno 1918 viene ricoverato in ospedale per malattia dovuta ai gas ed agli stenti del fronte per poi essere mandato in convalescenza nell'ottobre a Lacedonia dove morirà il 26 dicembre 1918 per pleurite e tubercolosi a soli 22 anni.