Nazione Guaraldi Agostino

Grado Sottotenente

Mostrina  7° Alpini, battaglione Val Cordevole

Ritratto

Nato il 9 novembre 1898 a Casumaro (FE)

Morto il 5 marzo 1943 in prigionia sul fronte russo per una ferita al ventre

Decorazioni

Decorazione Croce di Guerra

Comandante di una sezione mitragliatrici, si portava con un'arma, avanti ad una galleria occupata dal nemico, e con violento fuoco ne paralizzava i movimenti, facilitando così l'opera della pattuglia d'attacco.
Marmolada, 18 settembre 1917

Note biografiche (Archivio Giuseppe Martelli, noialpini)

Agostino Guaraldi nasce il 9 novembre 1898 a Casumaro, una piccola frazione del comune di Cento nel ferrarese. Di ardente amor patrio, con l'entrata in guerra dell'Italia il 24 maggio 1915 lascia gli studi e, non ancora diciassettenne, si arruola volontario nel Corpo Nazionale Volontari Ciclisti reparto di Ferrara. Con lo scioglimento del reparto pochi mesi dopo viene congedato. Il 4 luglio 1916 ripresenta domanda come volontario e, grande appassionato di montagna, chiede ed ottiene di essere assegnato agli Alpini, raggiungendo pochi giorni dopo il deposito del 7° reggimento alpini a Belluno. Il 21 agosto giunge in zona di guerra destinato al battaglione "Val Cordevole" mettendosi in luce per le sue doti che inducono i superiori a proporlo per il corso ufficiali di complemento. Il 25 marzo 1917 è nominato aspirante ufficiale ed il 15 luglio promosso sottotenente comandante di una sezione mitragliatrici. Due mesi dopo viene decorato di croce di guerra al valore militare per la brillante azione come comandante di sezione, nella battaglia per la conquista della Forcella a V sulla Marmolada del 18 settembre 1917. Promosso Tenente il 21 marzo 1918 con questo grado conclude la guerra assegnato al battaglione "Belluno" dislocato a Mezzocorona nel Trentino, da dove rientra al deposito del 7° Alpini il 31 dicembre 1919. Congedato il 18 giugno 1920, pochi giorni dopo si ripresenta come volontario per le operazioni in Albania alle quali prende parte assegnato al 2° Alpini. Rientrato in patria a fine agosto è ricollocato in congedo. La vocazione gli è ormai chiara ed il 26 gennaio 1921 su sua domanda viene riassunto in servizio nel 7° Alpini a disposizione del Comando del 4° Corpo d'Armata di Bologna retto da un altro ferrarese, il generale Ugo Sani. Concluso il servizio in esperimento il 1° marzo 1924 viene promosso nel servizio permanente attivo rientrando al 7° alpini in Belluno. Nel corso del 1926 è collocato d'ufficio in aspettativa perché indagato per l'omicidio di Don Giovanni Minzoni. Il processo lo scagiona a pieno titolo non lasciando alcun dubbio sulla sua completa estraneità. Riammesso con onore in servizio viene destinato al 5° Alpini. Dal 1° gennaio 1927 transita al 4° Alpini dove rimane fino al 16 luglio 1929 quando, trasferito d'autorità nel Regio Corpo Truppe Coloniali, parte per la Cirenaica con il 15° Battaglione Eritreo. Già notato dai suoi superiori, il 4 maggio 1931 offre ulteriore prova di abilità tattica che gli vale la decorazione di un'altra croce di guerra al valore militare. Richiamato in Italia, dal 1° giugno rientra al 4° Alpini. Promosso 1° Tenente nell'aprile 1932 quindi Capitano dal 1° luglio, con questo grado transita al 6° Alpini. Il 27 dicembre 1935 viene assegnato alla compagnia comando dell'11° Alpini che concorre a formare la Divisione Alpina "Pusteria", mobilitata per l'Africa Orientale. Ancora una volta si distingue in particolare nei combattimenti del 18-19 ottobre 1936 meritando un encomio solenne "sul campo" dal generale comandante Rodolfo Graziani. Rientrato in Italia il 12 aprile 1937, per le sue doti di alpinista, ha già nel suo curriculum il titolo di Accademico Militare, è destinato alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo ad Aosta dove assume il comando della compagnia alpieri. Il 27 luglio 1938 guida un'audacissima ascensione al Monte Cervino portando in cima 80 uomini con apparecchi radio, mitragliatrici e mortai. La notizia dell'impresa viene risaltata anche attraverso le pagine de "L'ALPINO" che pubblica un bell'articolo nel numero del 15 agosto 1938, e ricordata ancora oggi come una delle più perfette, ardite ascensioni militari. Promosso Maggiore dal 1° gennaio 1940 viene trasferito al 2° Alpini per assumere il comando del battaglione "Val Stura" mobilitato in previsione dell'entrata in guerra dell'Italia che avviene nel giugno e che vede il battaglione operare sul fronte occidentale alpino. Dal 1° agosto 1940 assume il comando del battaglione "Val Maira" quindi dal 14 novembre quello del battaglione "Dronero", sempre del 2° Alpini, mobilitato per il fronte greco-albanese dove giunge il 17 dicembre. Pochi giorni dopo precisamente nei combattimenti del 25-27 dicembre nella zona di Kallarati, per il coraggio ed abilità dimostrata viene decorato di medaglia di bronzo al valore militare. Nell'aprile del 1941 il "Dronero" viene impiegato sul fronte jugoslavo e con la conquista di Dibra rimpatria. Il 31 luglio 1942 sempre al comando del "Dronero" parte per la Campagna di Russia ed il 29 novembre, mettendo ancora in luce le sue qualità di brillante ufficiale, riceve l'encomio del generale Emilio Battisti, comandante della Divisione Alpina "Cuneense" dalla quale dipende. A seguito della grande offensiva russa ed il conseguente ordine di ripiegamento, inizia il 17 gennaio 1943 l'odissea della ritirata. In queste fasi è sempre alla testa della colonna nell'avanguardia affrontando i combattimenti più decisivi. A lui è affidato il comando di tutto il 2° reggimento alpini e dell'intera colonna d'avanguardia. Il 27 gennaio a Waluiki, circondato da forze soverchianti e dopo aspri combattimenti nei quali rimane ferito al ventre, conscio dell'impari lotta e con l'intento di offrire ai suoi uomini una qualche possibilità di salvezza, è costretto alla resa. L'odissea della sua prigionia, fra indicibili sofferenze aggravate dalla ferita non adeguatamente curata, è stata oggi ritrovata nella testimonianza di un cappellano militare che ne ha condiviso quei tristi giorni. Da questa memoria si apprende che è deceduto nella notte del 5 marzo 1943 in località non identificata, nel vagone di un treno adibito al trasporto dei prigionieri verso il lontano Uzbekistan. Ricordando il trattamento bestiale nei confronti di quei poveri uomini, che pur avvertendo le sentinelle nei giorni successivi in occasioni di brevi fermate, alla risposta "non fa niente", non deve stupire la drammatica decisione riservata alla sua salma, che può apparire oggi crudele. Nell'oscurità della notte mentre il treno è in viaggio, dopo un'altra preghiera, il corpo viene gettato nella scarpata ferroviaria. Così si è conclusa la sua vita. All'eroico ufficiale, onorandone il valore dimostrato nei combattimenti sostenuti durante il ripiegamento, come si legge nella motivazione, viene conferita la medaglia d'argento "alla memoria" ed il riconoscimento al grado effettivo di Tenente Colonnello. Questa promozione avvenuta dal 3 gennaio 1943 non gli era mai giunta a conoscenza privandolo di questa soddisfazione. La cerimonia di consegna della decorazione "alla memoria" ai famigliari, si svolse a Bologna il 2 giugno 1957 in occasione di una imponente cerimonia militare nell'anniversario della Repubblica.