Nazione Lobetti Bodoni Adriano

Grado Sottotenente

Mostrina  3ª / I / 92° Brigata Basilicata

Ritratto

Nato il 5 marzo 1893 a Saluzzo (CN)

Morto sul Monte Rotheck il 4 agosto 1915

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Occupava per primo una trincea nemica dopo avere egli stesso aperto un varco nel reticolati. Ferito una prima volta restò sulla linea di fuoco incitando i dipendenti alla lotta finché venne mortalmente ferito al petto ed al capo.
Monte Rotheck, 4 agosto 1915

Note biografiche

Si riportano nel seguito le sue lettere alla famiglia.

"Longarone, 20 maggio 1915
Carissima Maman, pel momento siamo a Longarone (Cadore). Ormai la guerra è sicura e decisa ed i figli d'Italia attendono con ansia trepidante il momento nel quale risuonerà bello e forte il grido di guerra di Roma. Quassù, tra una popolazione che odia il tedesco e che attende fiduciosa il momento della vendetta, siamo pronti a tutto e siamo orgogliosi d'esserci spogliati d'ogni debolezza umana; ci sentiamo nobili e forti, ci sentiamo tutti fratelli, abbiamo fiducia in noi stessi e negli altri. Tutto il giorno attendiamo che il rombo del cannone ci annunci che l'ora bella e tremenda è suonata, suonata per la gloria d'Italia, per la scara vendetta del sangue versato dai nostri nonni, per il giusto castigo della ... razza tedesca. State tranquilli e cercate di attendere con la maggiore serenità possibile che il destino si compia. Qualunque sia la mia sorte l'accetterò contento, sempre vi ricorderò con affetto e riconoscenza. Voi pure, o nella gioia o nel dolore, ricordatevi sempre di me; non dimenticatemi! Vi abbraccio tutti di un abbraccio affettuoso, lungo, indimenticabile.
"

"Dal fronte, 10 giugno 1915
Carissima Maman, ho ricevuto una tua lettera ed una di Papà assieme; poco dopo mi è giunto il telegramma di Papà. Mi rincresce assai che siate in tanta ansia per me, ma la colpa è del servizio postale. Vi ho scritto due lettere; chissà dove sono andate a finire! Ti scrivo dalla rispettabile altezza di 2000 metri, dove sono solo col mio plotone alla difesa di una forcella. Sto aspettando con ansia indescrivibile il nemico, ma esso purtroppo non compare. Comincio a disperarmi pensando che tutto il mio lavoro di fortificazione e tutto il mio ragionamento tattico stanno per andare perduti. Pazienza! Abbiamo un freddo cane; di notte, sotto la tenda, si provano delle delizie mai provate. Stiamo sopportando fatiche e disagi quali non credevo che la natura umana potesse sopportare. La pioggia poi è venuta anche lei a metterci il suo zampino. Per fortuna i nostri soldati sono forti, buoni e valorosi; non cedono se non quando sono completamente sfiniti. Credimi: sono ammirevoli! Il morale è elevatissimo, la salute abbastanza buona. Il canto della vittoria dei nostri fratelli che sono a pochi chilometri da Trieste ci sprona a grandi cose. La nostra avanzata in montagna, tra forti poderosi ed agguati continui, è difficilissima e assai lunga. Ciò non ostante avanzeremo, ci batteremo in modo che dalal tomba gli Eori del '48 e del '66 ci riconoscano per figli della forte Italia per la quale essi si sono così sublimamente sacrificati. Se ritorneremo saremo ricompensati dei nostri sforzi; se soccomberemo, soccomberemo sereni col nome d'Italia bella sulle labbra e coll'effigie dei nostri cari negli occhi. Vedo con gioia intensa che sei pronta ad ogni sacrifizio; se dovrai sacrificarti sii forte, molto forte; le Madri Italiane non devono in questo momento essere inferiori alle donne di Sparta antica. Grazie del vostro grande affetto, un abbraccio lungo, lungo a tutti.
"

"Dal fronte, 28 giugno 1915
Carissima Maman, ho ricevuta la tua fotografia e ti ringrazio di tutto cuore per il gentile pensiero avuto: questa fotografia è molto meglio riuscita dell'altra, i tuoi occhi, in questa, sono dolorosi ma non disperati come lo sono in quell'altra. Essa è giunta in un momento assi doloroso e mi è di gran conforto. Sono triste, molto, molto triste e la pioggia monotona ed insistente non conferisce certamente a sollevarmi il morale. Credimi: in guerra gli amici diventano fratelli e la loro morte è terribile, straziante. Un mio compagno è caduto! Era nel pieno vigore della gioventù, era buono e bravo; è caduto e purtroppo non si rialzerà più. Povera madre! Le voglio scrivere e giurarle di vendicare la morte del suo caro. Gli Austriaci mietono gli Ufficiali con una precisione matematica impressionante; oggi è toccato a lui, domani toccherà a noi. La guerra è una scuola di forza morale e di dolore terribile; beato chi ritorna fra i suoi purificato e rinvigorito da questa scuola; gloria eterna e pace agli eroi che soccombono. Tu mi scrivi che non ti senti della tempra delle donne di Sparta antica; veramente, il pretendere tanta forza d'animo da una donna moderna è una pretesa esagerata; cerca tuttavia di imitarle. Anche noi non eravamo della tempra fisica e morale degli Eroi del Risorgimento, eppure non saremo ad essi secondi, e se soccomberemo sono certo che essi ci accoglieranno come loro degni figli. Ieri eravamo gaudenti, imbelli, timidi, titubanti; avevamo della morte un sacro orrore; oggi siamo forti, sicuri ed impavidi, consideriamo la morte come una fatalità che quando giunge, va accolta serenamente col nome d'Italia, di Savoia e di Mamma sulle labbra. Vorrei parlarti una volta sola, abbracciarti una volta ancora e l'idea di tanta impotenza, l'idea di non poterlo forse fare mai più mi rattrista enormemente. Questo ti posso dire con certezza, visto che la dolorosa esperienza me lo insegna; l'uomo che muore sul campo di battaglia, spegnendosi invoca sempre la Mamma e questa parola sembra gli lenisca gli spasimi più atroci. Se il destino mi impone di soccombere io pure pronuncierò con immenso affetto questo nome sacro: e quella parola dirà tutto: dirà tutto quello che ti avrei voluto dire a viva voce; di più ti dirà che mi sono spento serenamente accettando la mia sorte, conscio della bellezza della mia morte ed orgoglioso di essa; ti dirà che un giorno ci rivedremo e che quel giorno ci ricompenserà di tutti i nostri dolori; ti dirà di non abbatterti e di pensare che hai un figlio adolescente che in questo momento ha ancora tanto bisogno di sua Madre, e che sarebbe meno bello il trascurare un'anima giovane, che deve plasmarsi su quella materna per incedere francamente nella vita, pensando ad uno scomparso che, dopo il breve viaggio di una vita, è già arrivato in porto. Dì a Punto (Aldo) che l'ho sempre molto amato e che mi ricordo tenerissimamente di lui; dì a mio Padre che l'ho venerato e che penso sempre a lui con immenso affetto. Scusami se t'ho scritto una lettere molto triste; sarà la prima e l'ultima; la morte di un amico mi ha fatto pensare che era meglio ti scrivessi quanto pensavo da tanto tempo. Chi ha tempo non aspetti tempo! Un abbraccio di cuore a tutti.
"

"Dal fronte, 28 giugno 1915
Carissime zie Irene ed Oba, vi ringrazio sentitamente dei vostri auguri; possa Iddio, più per mia Madre che per me, fare che essi si avverino! Vi scrivo ora chiedendovi un favore che certamente mi prometterete di adempiere. La nostra guerra è pienamente vittoriosa, le nostre perdite, però, sono rilevanti per la truppa, gravi per gli Ufficiali; persone care mi hanno già preceduto sulla via della tomba. Ora non bisogna farsi delle illusioni: è più facile trovar la morte che ritornare alle proprie case. Ho da tempo un presentimento: quello di non ritornare; probabilmente tra breve sarà realtà. La mia vita presente è serena, un pensiero solo, costante, implacabile, la tormenta: se devo soccombere, come sopporterà Maman questa nuova terribile prova? Già logorata da tanti dolori, come reggerà a questo nuovo colpo atroce? Lo strazio delle nostre carni è un nulla in confronto allo strazio orrendo di una Madre che viene ad apprendere che le è stato ucciso il figlio e che le sarà per sempre vietato di piangere sulle spoglie della sua creatura; le nostre tombe per lo più sono umili ed ignote! E' a voi, al vostro cuore di donne e sorelle, che io mi rivolgo pregandovi di far di tutto per lenire gli spasimi di quella povera donna; mio Padre nel dolore non avrà forse la forza di sorreggerla sufficientemente! Se qualcosa di brutto ha da accadere non pensate allo scomparso che ormai ha trovato la pace, ma pensate a quelli che restano in questa lunga valle di lacrime e che hanno il dovere di percorrerla fortemente onde essere di guida e di appoggio all'infanzia che cresce. Punto (Aldo) in questo momento ha bisogno della Mamma come del sole; per lui e per me in caso di sventura siatele di forte appoggio! A voi e a tutte le persone di cuore affido questo compito assai difficile. Scriverò pure ad Anna Maria; è su voi tutte, che circondate Maman e l'amate, ch'io poggio le mie speranze: fate in modo ch'io non mi illuda! Perdonatemi per questa triste missiva; essa era necessaria. Presto vi scriverò più allegramente. Un abbraccio di cuore.
"

"Dal fronte, 7 luglio 1915
il mio nuovo indirizzo è: 3ª compagnia e non più 8ª; ricordatene, altrimenti le tue lettere non giungeranno a destinazione. Vado a raggiungere, per colmare qualche vuoto verificatosi nei quadri, il I battaglione che sta combattendo in prima linea. Tu certamente non sarai troppo contenta; io invece sono allegro pur sapendo che dove vado non c'è troppo da scherzare. Il comandante del mio ex-battaglione mi ha salutato dicendomi: - spero di sentir presto parlare di lei -. Speriamo! Ho viaggiato con tutti i mezzi di locomozione possibili ed immaginabili e finalmente sto per giungere a destinazione. Chi non vive tra l'orrore del sangue e tra la distruzione di una fiorente gioventù, non pensa spesso che questa gioventù soffre e muore anche pel suo placido riposo! Mi sono comperato un formidabile paio di scarpe da montagna che basta da solo a metter paura ad un battaglione di Austriaci; [...] Siamo a 2500 metri! Tra la neve, i sassi, la nebbia e la pioggia continua. La vita qui è dolorosa e selvaggia, ma tutto scompare quando si è giurato di vincere o morire. Si vedono e si fanno delle cose che non si sarebbe mai pensato di potere e saper fare. Io ti posso giurare questo: non mi riconosco più! Per fortuna il mio fisico forte e resistente mi sostiene a meraviglia; soffor, ma confesso con piacere che la salute pel momento è buona, ottima. La nostra artiglieria è meravigliosa; tutte le armi e specialità ottime. Il mio battaglione, pur essendo in prima linea, non è ancora stato seriamente impegnato; è quasi in riserva. Seguo e quindi faccio la guerra sportivamente. Al mattino prendo un binocolo, mi trasformo in Ufficiale d'artiglieria e mi vado a mettere nei posti d'osservazione dominanti le batterie più seriamente impegnate. Stamane, profondamente emozionato da uan lotta superba e meravigliosa, mi sono per un momento dimenticato di essere alla guerra e mi sono distrattamente alzato in piedi per meglio osservare. L'avessi mai fatto! CRAC! M'avevano inviato una granata. Ho capito che non sarebbe stata la sola, e mi sono raggomitolato dietro un sasso facendomi piccolo piccolo. Con profonda emozione me ne sono sentite arrivare altre due. Passato il pericolo, ho respirato a pieni polmoni ed ho iniziata una classica ritirata a quattro zampe! A tavola, più tardi, abbiamo riso di gusto; ciò hce ti può dimostrare che il buon umore non manca e che il morale è sempre elavato, anche quando per necessità superiori si volge il posteriore al nemico e si ritorna ai propri appartamenti con un sistema di locomozione non dei più comuni. Si vince e si avanza lentissimamente, ma irresistibilmente. Un abbraccio di cuore a tutti.
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"Dal fronte, 10 luglio 1915
Carissimo Aldo, ti scrivo con un nome col quale non sei avvezzo ad essere chiamato, ma che so procurarti immenso piacere. Ti ricordi qualche volta di Jano? Jano pensa spesso a te e, tra tante sofferenze e tanti orrori, ringrazia in Cielo per la tua giovanissima età. Fatti uomo serio e studioso: sii di prezioso conforto a tuo Padre e a tua Madre, che ne hanno tanto bisogno. Prega; la preghiera dei bimbi è cara a Dio; prega tanto, pei morti e pei vivi! Un bacio lungo lungo dal tuo Jano
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"Dal fronte, 31 luglio 1915
Carissimo Papà, ho finalmente ricevuto le tue ultime lettere e, con esse, quella del 3 luglio che ho tanto aspettata. Ora sono perfettamente tranquillo e ve ne sono infinitamente grato. Sono contentissimo della vostra fiducia, ma purtroppo non posso condividerla; le perdite tra gli Ufficiali sono semplicemente allarmanti e non permettono di pensare ad un avvenire. Ti assicuro, però, che non ho bisogno di conforto; sono giovane ed amo la vita, ma so anche disprezzarla quando ne sia il caso. Oramai la morte è per noi un fatto comune che non ci spaventa e non ci preoccupa; siamo sempre allegri, e di essere allegri ci facciamo un sacrosanto dovere, visto che il nostro domani è tanto incerto. Sono perfettamente pronto a lasciare la vita per il mmio paese adorato, lieto se il nostro nome sarà reso più grande dal mio umile contributo, dal sacrificio del mio sangue e della mia vita! Due cose mi stavano e mi stanno a cuore: la vostra benedizione e la vostra forza d'animo: ho ricevuto la prima con immensa gioia, ma non sono così sicuro della seconda. E bisogna che per la mia tranquillità anche questa sicurezza io abbia: - sperate pure nella buona fortuna, ma non fatevi soverchie illusioni, ché, illudendovi potete prepararvi un disinganno atroce. Sperate, ma nello stesso guardatevi intorno; vedrete molti padri e molte madri lagrimanti ma fieri della morte del loro caro o dei loro cari; pensate che voi pure potrete trovarvi nelle loro condizioni e fatevi forti; io confido soprattutto in te che lo sei tanto e nell'influenza che puoi avere su Maman meno disposta per natura a questo sacrifizio! Le terre che conquistiamo con mille dolori, con sacrifizi enormi ed a prezzo di tanto sangue, saranno un giorno nostre e vedrete come sono superbamente belle e come per esse sia stato anche dolce il morire. Se vivrò, le visiteremo assieme e quella sarà per me una gioia così intensa da compensarmi ampiamente di tutto; - se io non esisterò più e voi verrete, sentirò la vostra presenza e la vostra carezza, e vicino a me in infinite altre tombe fremeranno mille ossa, che sentiranno di dormire in casa loro, sotto lo sguardo dei loro cari, difese dall'odiato nemico da una generazione novella, che dal nostro sacrifizio avrà imparato ad essere forte e pronta, sempre ed ovunque, alla difesa dei proprii diritti, dei proprii vivi e dei proprii morti! Ora, alt nelle malinconie e passiamo ad altro. Purtroppo, non potete venire a trovarmi senza correre soverchi pericoli ed esporre me a giorni di dolore pel nuovo distacco; fate quindi il favore di rinunciare a questo progetto. Ricordatevi che se in certi momenti il rivedere i nostri cari è una gioia inesprimibile, il nuovo distacco dà luogo assai più facilmente ad una profonda depressione che non a novella energia; non sono il solo qui a fare questo doloroso ragionamento. Mi chiedi della mia salute e dei miei bisogni; la salute è buona, perché mi avete data e fatta una pelle più dura e più resistente di quella d'un somaro. In quanto ai bisogni, non ne parlo perché sarebbero troppi e quand'anche vi riuscisse di provvedermi delle cose deisderate, non saprei dove metterle. Scusatemi se certe volte non vi rispondo con la dovuta celerità, ma spesso, ultimato il nostro compito, si è sfiniti e si cade a terra fulminati da un sonno assassino col quale non si viene a patti. Un bacio di cuore a te, a Maman ed a Punto.
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Alla memoria del sottotenente Lobetti Bodoni è dedicato l'intero Cimitero Militare Monumentale di Santo Stefano di Cadore.