Nazione Reverberi Luigi

Grado Capitano

Mostrina  7° Alpini, battaglione Belluno

Ritratto

Nato il 10 settembre 1892 a Cavriago (RE)

Morto il 22 giugno 1954 a Milano cadendo dalle scale di casa

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Di notte, attaccato da un plotone nemico, con pronta e lodevole iniziativa, sapeva cogliere il momento opportuno per un decisivo contro attacco, portando il suo plotone brillantemente sulle posizioni nemiche, obbligando i difensori a ripiegare in disordine, uccidendone 11 e facendone cinque prigionieri.
Ponte Alto, 10 giugno 1915

Decorazione Medaglia d'Argento

Comandante di una compagnia, visto cadere ferito il comandante di Battaglione, con sicuro intuito, con esemplare calma ed ammirevole energia, assumeva con risolutezza nel difficile momento il comando del reparto e, sprezzante del pericolo, alla testa di una compagnia da lui incuorata con l’esempio, sotto il fuoco incessante ed intenso delle artiglierie e le raffiche furiose di mitragliatrici nemiche, la trascinava alla conquista di una ben munita posizione. Respingeva poi nella stessa giornata ed in quella successiva violenti contrattacchi e rafforzava con prontezza la linea raggiunta tenendola saldamente in nostro possesso.
Masarè di Fontana Negra, 9 luglio 1915

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Nasce a Cavriago di Reggio Emilia il 10 settembre 1892. Figlio di Domenica Balzani e di Torquato, il farmacista del paese, a 18 anni sceglie la carriera militare ed entra all'Accademia di Modena. Ne esce nel 1912 col grado di sottotenente e, come ufficiale subalterno, l'anno dopo prende parte alla campagna di Libia (guerra italo-turca) con i battaglioni Exilles e Fenestrelle. Nel 1915 è capitano del 7° Reggimento Alpini e a Ponte Alto, nella zona di Cortina, dieci giorni dopo lo scoppio della guerra, merita la sua prima Medaglia d'Argento al valor militare. Guadagna una seconda medaglia sulle Tofane nel luglio del 1916 e una terza, ancora da capitano, gli viene attribuita nel 1917 sulla Bainsizza quando è al comando della 150ª compagnia del battaglione "Monte Antelao". Nell'agosto dello stesso anno, divenuto comandante di battaglione, si guadagna anche una Corce di Guerra per il valore dimostrato sul San Gabriele. Poco prima di Caporetto, il battaglione di Reverberi, insieme col 13° Gruppo Alpini, passa nella zona dell'Altissimo e successivamente sul Doss del Remit. Qui gli alpini si logorano per mesi in una dura guerra di posizione, contro un nemico che preme dalla valle dell'Adige. Nell'ottobre del 1918, l'Antelao venne spostato sul Grappa e si batte nella zona dei Solaroli e del Col dell'Orso con perdite gravissime. Quando il dispositivo austriaco si frantuma, l'Antelao, con Reverberi in testa, sfonda verso Fiera di Primiero. Nei giorni decisivi della guerra, con una intelligente azione di alta strategia militare, penetra fra le linee nemiche facendo prigioniere tutte le truppe che resistevano nella Val Cismon. Per le sue audaci azioni il 18 dicembre del 1919 gli viene attribuita la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, onorificenza insolita per un Ufficiale inferiore, e ottiene la promozione a maggiore per meriti di guerra.
Passato al battaglione Vestone, per il suo carattere imprevedibile, attivo, effervescente, gli alpini lo chiamano affettuosamente Comandante Gasosa, soprannome che è usato più tardi, e con una punta di ironia, anche a Roma negli ambienti di via XX Settembre, al Ministero della Guerra. Dopo il conflitto milita nella 2ª Divisione Alpini e nel 1926 diventa tenente colonnello e frequenta la scuola di guerra. Nel 1935 ottiene la promozione a colonnello e comanda il 67° reggimento di fanteria "Palermo". Nel 1939 diventa Capo di Stato Maggiore del Corpo d'Armata auto-trasportabile "Po". Nel luglio 1939 viene promosso generale di brigata. Recandosi in visita alle caserme accompagnato dal tenente Cugnacca, il suo Aiutante di Campo, il generale Reverberi si rende famoso perché trova sempre - secondo lui - tutto a posto. Finita l'ispezione ha poi l'abitudine di lasciare al Capoposto una mancia di ben dieci lire perché i militari di turno possano farsi una bevuta alla sua salute. Per questo motivo gli alpini gli appioppano un secondo soprannome: "Generale dieci lire". Tutto ciò contribuisce a creare, nell'ambito della Divisione, un senso di attaccamento alla figura di quel generale che se ne va in giro per i reparti giocherellando con un corto frustino, ma si dimostra sempre gioviale e riconoscente. Il 4 agosto del 1940 Reverberi assume il comando della divisione alpina Tridentina.
Nel febbraio 1941 è a disposizione del comando del XXVI corpo d'armata e parte per il fronte greco-albanese. Il 2 aprile diventa vice comandante della Tridentina e quindi comandante interinale. Dopo aver difeso il Guri-i-Topit, quando il fronte cede, Reverberi avanza rapidamente con la sua divisione fino a Corcia senza averne ricevuto l'ordine. È un'altra delle mosse imprevedibili del generale "Gasosa" e, per questa azione, coraggiosa e intelligente, gli viene conferita la Croce di Commendatore dell'Ordine militare di Savoia. Il 4 agosto gli viene affidato il comando effettivo della ricostruita Divisione Alpina Tridentina assieme alla quale, nel luglio del 1942, parte per la Russia. Sul quel fronte, il 26 gennaio dell'anno successivo, si distingue nel corso della battaglia di Nikolajewka, mettendo in salvo 30.000 alpini male armati e altre migliaia di sbandati di varie nazionalità. Per le sue imprese, il 26 marzo del 1943 gli viene attribuita l'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine militare d'Italia. Rientrato in Italia, nella notte tra l'8 e il 9 settembre dello stesso anno il generale Reverberi, viene arrestato dai tedeschi a Bressanone ed è inviato al campo di concentramento per ufficiali di Posen nella Germania orientale. Dichiarando di voler entrare a far parte della Repubblica Sociale, due mesi dopo viene trasferito a Vittel, in Francia, in un campo per ufficiali collaborativi, ma proprio qui il generale prende invece contatto con i partigiani francesi. Scoperto, viene internato in un campo di punizione a Wietzendorf e infine, nell'estate del 1944, nuovamente trasferito a Posen. Qui, agli inizi del 1945, cadde in mano ai russi e rimane prigioniero nella zona di Kiev fino al settembre del 1945 quando viene rimpatriato. Nel 1946, iniziata l'epurazione dei militari che avevano combattuto durante il fascismo, viene denunciato dal senatore d'Onofrio perché, a suo dire, dopo l'8 settembre Reverberi aveva assunto un atteggiamento filo-tedesco. Viene per ciò sollevato dal servizio attivo e destinato alla riserva. Un anno dopo termina la sua carriera militare. Caso unico nell'esercito italiano, nel 1952 otterrà comunque il grado di Generale d'Armata della Riserva. Nel dopoguerra il generale Reverberi, amareggiato per aver dovuto lasciare precocemente l'esercito, viene assunto come consigliere delegato da una antica ditta milanese di saponi, cosmetici e acque carminative. Nel tempo libero stende le memorie della Campagna di Russia, si adopera per la ricostruzione dell'Associazione Nazionale Alpini e collabora alla preparazione delle prime adunate nazionali. Per un breve periodo diventa anche Presidente della Sezione A.N.A. di Brescia. Qualche giornale inizia allora a riconsiderare i vecchi fatti mettendo in evidenza l'eroico comportamento di Reverberi durante la Campagna di Russia. L'allora ministro della Difesa Pacciardi, pur non potendo far nulla per reintegrarlo in servizio attivo, si impegna comunque per restituirgli il giusto onore e il 21 gennaio 1951, in occasione del raduno di Brescia organizzato nella ricorrenza della battaglia di Nikolajewka, il generale Umberto Utili, comandante militare territoriale di Milano, consegna in forma solenne al generale Luigi Reverberi la medaglia d'oro al valor militare:
"Comandante della 'Tridentina' ha preparato, forgiato e guidato sagacemente in Russia con la mente e con l'esempio i suoi reggimenti che vi guadagnarono a riconoscimento del comune eroismo medaglia d'oro al Valor Militare. Nel tragico ripiegamento del Don, dopo tredici combattimenti vittoriosi, a Nikolajewka il nemico notevolmente superiore in uomini e mezzi, fortemente sistemato su posizione vantaggiosa, deciso a non lasciar passare, resisteva ai numerosi, cruenti nostri tentativi. Intuito essere questione di vita o di morte per tutti, il Comandante nel momento critico, decisivo, si offre al gesto risolutivo. Alla testa di un manipolo di animosi, balza su un carro armato e si lancia leoninamente, nella furia della rabbiosa reazione nemica, sull'ostacolo, incitando con la voce e il gesto la colonna che, elettrizzata dall'esempio eroico, lo segue entusiasticamente a valanga coronando con una fulgida vittoria il successo della giornata ed il felice compimento del movimento. Esempio luminoso di generosa offerta, eletta coscienza di capo, eroico valore di soldato". Nikolajewka (fronte russo), agosto 1942-gennaio 1943.
All'età di 62 anni, dopo aver superato indenne tante battaglie, il 22 giugno del 1954 Luigi Reverberi muore cadendo accidentalmente dalle scale della sua casa di Milano. Il giorno prima era stato in Valcamonica ad un raduno di alpini dove il sindaco di Edolo gli aveva consegnato il decreto di cittadinanza onoraria. Reverberi riposa ora nel cimitero di Montecchio Emilia e la sua tomba è meta del pellegrinaggio di alpini di tutte le generazioni.