Nazione Slaviero Ettore

Grado Capitano

Mostrina  7° Alpini, 75ª cp. battaglione Pieve di Cadore

Ritratto

Nato ad Asiago (VI) il 31 dicembre 1889

Morto sulla Bainsizza il 24 agosto 1917

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Dava fulgido esempio di valore e tenacia guidando, per tre volte, il proprio reparto all'attacco di posizioni, contro nemici annidati tra crode quasi inaccessibili. Sotto intenso fuoco, con fermezza, mantenne salda la coesione del proprio reparto.
Monte Cadini, 7-10-12-16 giugno 1916

Decorazione Medaglia di Bronzo

Con diligente studio, con somma perizia, con grande valore, guidò all'assalto il proprio battaglione, raggiungendo un importante caposaldo nemico, oltrepassandolo e sistemandolo in breve tempo a difesa. Dopo aver tratto in salvo tutti i feriti del combattimento, col valoroso esempio, seppe infondere tanta calma e fiducia nei suoi alpini da far mantenere la posizione anche sotto i violenti concentramenti di fuoco dell'avversario.
Piccolo Lagazuoi (quota 2668), 20 giugno 1917

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Ettore Slaverio, secondogenito di Antonio e di Antonia Tondello, nasce ad Asiago il 31 dicembre del 1889. Dopo gli studi intraprende la carriera militare e nell’agosto del 1912, da sottotenente di complemento, viene inviato al 2° Reggimento Alpini. Superato un esame speciale, nel novembre del 1914 è dichiarato idoneo all’avanzamento al grado di capitano, promozione che ottiene nel gennaio del 1915 quando viene destinato al 5° Reggimento Alpini. Passa successivamente in forza al battaglione Pieve di Cadore del 7° Reggimento, dove assume il comando della 75ª compagnia con la quale, all’inizio della Guerra, raggiunge Misurina.

La Grande Guerra

Il 26 maggio del 1915 la forcella Lavaredo è sottoposta ad un intenso fuoco d’artiglieria che preannuncia un attacco in forze da parte degli austriaci. Dalla base del Monte Paterno e dai ruderi ancora fumanti del rifugio Tre Cime, distrutto il giorno prima da alcuni colpi ben assestati d’artiglieria, pattuglie di Standschützen avanzano rasentando la parete della Cima Piccola di Lavaredo. Slaverio affianca quel giorno il comandante del battaglione in veste di aiutante maggiore. Schierati opportunamente i reparti, alle ore 17 viene dato l’ordine di contrattaccare e gli uomini si slanciano verso la Forcella avanzano compatti nonostante l’alto strato della neve. Quando scende la sera le sagome degli alpini campeggiano vittoriose sul crinale, mentre gli austriaci si ritirano trasportando morti e feriti.
Il 6 agosto il capitano Slaverio si trasferisce al rifugio Tre Croci per operare sul gruppo del Cristallo ed una settimana più tardi, in un’azione contro le posizioni dell’alto Bacher Bach, porta i suoi alpini alla conquistata, alla baionetta, della parte alta delle trincee. L’occupazione, completata nella notte sul 14 agosto, costa agli alpini la vita di una ventina uomini; Slaviero viene ferito ma esce dall’infermeria giusto in tempo per partecipare, nella prima quindicina di settembre, alle operazioni contro la Punta del Forame. All’alba del giorno 11 gli alpini, valicata Forcella Grande e traversato in un fitto nebbione il ghiacciaio della Cresta Bianca, raggiungono lo Schönleitenschneide. Arrampicandosi in silenzio, sorprendono una piccola guardia e giungono a cento metri dalla vetta; poi si slanciano, assalendo d’improvviso un ridottino e vincendo la resistenza s’impadroniscono della cima. La mattina seguente, non potendo mantenere la posizione, sotto la violenta reazione dell’artiglieria, retrocedono sul primo tratto di cresta dove rimangono per tre giorni impossibilitati a muoversi e senza ricevere rifornimenti. Il 15 settembre decidono una sortita e mezza compagnia si lancia all’assalto fugando il nemico e riconquistando la posizione. Resistono cos? fino al giorno 17 quando finalmente la 75ª compagnia, assottigliata ed esausta, riceve il cambio da alcuni reparti del XXXVIII bersaglieri.
Nel mese di ottobre il battaglione Cadore è riunito al Passo Tre Croci in procinto di attaccare le formidabili posizioni nemiche del versante Nord del Cristallino d‘Ampezzo. Alla metà del mese gli alpini del capitano Slaverio partecipano a nuovi tentativi di occupare la cima dello Schönleitenschneide. I combattimenti si protraggono ininterrotti dal 19 ottobre per cinque intere giornate, senza sosta, in ripetuti attacchi alle trincee di Val Pra del Vecchio e della Punta Est del Forame di Fuori. Gli uomini avanzano nella neve ostacolati dal freddo e dalla nebbia che si aggiungono al fuoco incrociato delle mitragliatrici ed ai colpi d’artiglieria. Molti sono i morti e i feriti, ancor più i congelati. La notte sul 23 i resti della 75ª compagnia riattraversano, esausti e decimati, la Forcella Grande per rientrare al Tre Croci.

L’inverno sul 1916 ed i primi mesi dell’anno sono vissuti dalla compagnia del capitano Slaverio tra Forcella Longeres, Lavaredo, Sexten Stein e Cresta Zsigmondy, a quote superiori ai 2.000 metri. Tra i combattenti, dall’una e dall’altra parte del fronte, si insinua la “Morte Bianca”. Ai primi di giugno il battaglion Cadore risale la strada di Alemagna, passa per Fiames tra gli scoppi d’artiglieria, prosegue per la forra dei Rio Felizon e procede fin oltre la grande svolta della strada per addentrarsi, a sinistra, nel bosco. La 75ª compagnia sale per la valletta del Rio dei Due Ponti uscendo all’altezza della Selletta di Son Pauses dove si rafforza nella posizione appena raggiunta. Al di sopra, la cresta dei Monti Cadini sale prima moderatamente per drizzarsi poi nella piramide della Croda dell’Ancona. Alle 5 di mattina del 10 giugno il capitano Slaverio si spinge combattendo fino a 250 metri dalle posizioni austriache, ma il fuoco delle mitragliatrici lo costringe a fermarsi e verso sera a ripiegare. Altri tentativi vengono effettuati i giorni seguenti, ma ancora s’infrangono contro le solide difese avversarie. Nonostante l’impegno e le numerose perdite l’azione risulta alla fine infruttuosa, ma l’innegabile valore dimostrato dagli alpini viene riconosciuto con la concessione al loro capitano, ferito una seconda volta, di una Medaglia d’Argento.
Dal 17 giugno 1916 i reparti del Cadore provvedono al presidio di importanti posizioni sulla terza Tofana, nella zona del Masarè. La 75ª compagnia di Slaverio concorre, il 21 agosto, alla conquista del “trincerone verde” al costo di 6 morti e 38 feriti. Giunge ben presto il secondo rigidissimo inverno di guerra. Nevicate formidabili e frequenti valanghe mietono vittime e complicano i collegamenti. Il Cadore trascorre quei difficili mesi in Val Costeana sorvegliando e rafforzano le linee.
Il 13 maggio del 1917 il capitano Slaverio assume il comando dell’intero battaglione. Dopo la mina del Castelletto della Tofana, gli alpini minatori stanno ora scavando una galleria nelle viscere dell’anticima del Lagazuoi nel tentativo di snidare, anche da l?, i kaiserjäger. Verso la fine di giugno tutto è pronto: svariate tonnellate di esplosivo sono state ammassate nella camera di scoppio ed il giorno 19 gli alpini del Cadore sono pronti ad erompere, dopo la deflagrazione, da uno sbocco aperto proprio sotto la vetta. Abbattuto l’ultimo diaframma, alle ore 21 del giorno successivo due plotoni della 75ª escono dalla galleria e si spargono silenziosi tra le rocce,. Poco dopo la montagna esplode. Gli alpini di Slaverio balzarono in avanti, ma raggiunto il cratere ancora fumante, non riescono ad andare oltre, arrestati dall'artiglieria austriaca che provoca ingenti perdite. Una pattuglia della 68ª si lancia all’assalto, ma venne individuata da un riflettore e sotto il fuoco di una mitragliatrice è costretta a retrocedere. Ci? nonostante gli alpini consolidano le posizioni raggiunte poco sotto la quota 2.668, impedendo il contrattacco nemico. Per il suo comportamento il capitano Slaverio merita una Medaglia di Bronzo.

Il fronte dell'Isonzo

La mina del Piccolo Lagazuoi è l'ultimo atto del Pieve di Cadore in Val Costeana. Il 29 giugno i suoi reparti lasciano le Dolomiti destinati al fronte dell'Isonzo, sull’altipiano della Bainsizza. Un mese più tardi gli alpini del capitano Slaverio passano il fiume salendo verso quota 414, nel Vallone di Siroka Njiva. Durante il movimento il capitano è colpito da un sasso alla tempia; sosta per farsi frettolosamente medicare e torna subito in testa ai suoi uomini. Nella notte sul 24 agosto il battaglione è schierato nella boscaglia alla testata del Vallone da dove, durante la mattina, invia alcune pattuglie in ricognizione verso il villaggio di Mesnjack. Dopo mezzogiorno giunge l’ordine di avanzare e quasi di corsa gli alpini risalgono il pendio scosceso giungendo in prossimità delle prime case, nei pressi di quota 645. Numerose mitragliatrici avversarie aprono il fuoco e spazzano ininterrottamente l’altura. I plotoni avanzano ancora ma poi si arrestano cercano una via meno terribilmente battuta. Si drizza davanti a tutti il capitano Slaverio, la testa ancora fasciata, e procede trascinando i suoi all’assalto. Molti cadono, morti o feriti, ma il capitano prosegue fino a raggiungere la meta dove la sorte, perfida, l’aspetta. Mentre i suoi si adoperano per la rapida sistemazione della posizione conquistata, una pallottola lo colpisce in piena fronte facendolo ricadere riverso.
Alla memoria gli sarà conferita una Medaglia d’Argento: “Fiera e caratteristica figura di combattente, ogni suo atto fu atto di valore. Veniva colpito a morte sulla vetta della posizione conquistata, mentre ritto nella persona e sprezzante di ogni pericolo, incitava i suoi alla lotta. - Mesnjach (Isonzo) 24 agosto 1917”. Gli sarà inoltre attribuita honoris causa la promozione a Maggiore, ed anche il Comando dell'esercito francese vorrà in seguito riconoscere ufficialmente l'eroicità delle sue gesta assegnandogli la Croce della Legion d'Onore.

Famiglia Slaviero Ettore Slaverio con la sorella maggiore Antonietta, il fratello Augusto ed i genitori in una fotografia del 1905