Non si passa sul Costone di Agai
Ottobre 1915
												Sul Costone di Agai gli austriaci erano sistemati lungo tutto il crinale (q. 2207) in un caposaldo 
												lungo 180 metri noto come Cappello di Napoleone (o Felsenwache per gli austriaci). Quando il 
												13 ottobre giunsero sulla posizione i kaiserjäger della 6ª/II/3° (cap. 
												Eymuth), iniziarono a scavare una trincea 
												per collegare i punti di vedetta ed un ricovero in caverna. La posizione venne rinforzata con 
												sacchetti di terra e con una doppia linea di reticolati; il lato destro era quello più protetto in 
												quanto profondo 1,80 metri e coperto da corazze d'acciaio che invece mancavano sulla parte sinistra 
												che era profonda solo 1,30 metri.
												Al momento dell'attacco italiano il presidio era formato da 22 uomini (cad. Albrecht); l'attacco fu 
												affidato alla 10ª/III/52° Alpi (cap. Carosi) con a 
												rincalzo la 11ª (magg. Pandolfini, 
												comandante del presidio italiano sul Costone di Agai).
												Nelle prime ore del 20 ottobre un gruppo di fanti (s.ten. Rodolfo) percorrono circa 
												metà della distanza tra le opposte linee e si sistemano dietro un muro di sassi lungo circa 15 
												metri. Il giorno 22, il 2° plotone (s.ten. Speranzini) 
												tenta un altro attacco preceduto dalla squadra di esploratori del s.ten. Tomelleri. Questi si 
												portarono ancora avanti ma vennero a loro volta bloccati lasciando sul campo 3 morti e 10 feriti: 
												attesero la notte ed il cambio dalla 11ª. Il magg. Pandolfini riassume così la situazione al 
												comando della Regione Lana:
												"Mi pregio comunicare alla S.V. la situazione attuale sul Costone di Agai in seguito alle azioni 
												dei giorni 20, 21 e 22 ottobre.
												L'ultima linea occupata è la trincea Speranzini a metri 80 dal fortino ed a non meno di 50 dalle 
												vedette austriache.
												La trincea Carosi trovasi a 20 metri dietro la linea Speranzini, ed a 60 metri davanti al 
												trincerone. La truppa sta ora lavorando accanitamente, sussidiata dal plotone del genio. 
												Dalle ricognizioni fatte arditamente dal sottotenente Tomelleri, nella nottata scorsa e dall'azione 
												avvenuta nella giornata si può ritenere che sul fortino sia asserragliato un forte nucleo di 
												uomini. Le mitragliatrici che ci sono opposte non sembrano più di due: una dietro gli scogli 
												antistanti il fortino ora conquistato dal capitano Raimondo, l'altra presso la cima del Col di Lana 
												sul pendio a sinistra.
												Il terreno, nell'ultima parte conquistata, si presenta scosceso e roccioso a sinistra e tale da non 
												permettere spiegamento di forze; con declivio più dolce a destra, sì da rendere possibile lo 
												spiegamento di 40-50 uomini, tenuto conto della maggior sicurezza ora raggiunta per l'avvenuta 
												conquista del fortino prospiciente la Ridotta La Marmora.
												Nella nottata la trincea Speranzini sarà prolungata sulla sinistra.
												Mi compiaccio segnalare alla S.V. i nomi dei valorosi che spontaneamente si offersero di coadiuvare 
												il sottotenente Tomelleri nella difficoltosa azione: caporale Gorini; soldato Giannini; allievo 
												ufficiale Bernardi; soldato Faio; soldato Caroselli; soldato Sciandra; soldato Santoni, tutti della 
												10ª compagnia del 52° fanteria.
												L'allievo ufficiale Bernardi è rimasto ferito sotto il fortino,il caporale Gorini si è 
												spontaneamente offerto di andare a raccoglierlo ed ha compiuto il generoso proposito sotto il fuoco 
												nemico."
												Nella notte il s.ten. Caetani sale con 
												6 uomini per fortificare le trincee scavate durante la giornata. Quando gli austriaci si accorgono 
												dei lavori in corso, iniziano il tiro con i 105 ed i 
												120 ma nella sera seguente i lavori riprendono nonostante 
												la luna piena. Ricorda il Caetani:
												"L'uscita dalla nostra vecchia trincea era intanto diventata una vera 'porta della morte'. Il 
												nemico a 70 metri da lì ha messo un tiratore scelto, con un fucile fissato su cavalletto e puntato 
												contro l'uscita; ogni volta che vede passare qualcuno preme il grilletto e molti sono già caduti 
												morti o feriti su quella soglia. [...]
												Alla piazzuola della galleria trovai un disgraziato, a cui una di queste bombe aveva sfracellato 
												completamente le gambe: il misero si contorceva nel suo orribile dolore, invocando la sua donna e 
												cantando una straziante cantilena per attenuare il suo strazio. Gli feci bere quasi l'intera 
												bottiglietta del cognac e ciò lo calmò un poco. Credo però che sia morto."
												Il t.col. Garibaldi decise di far intervenire nuovamente l'artiglieria e scrisse al Pandolfini, 
												informandolo della sua intenzione di "cominciare un fuoco di demolizione con l'artiglieria del 
												Monte Porè"; il 24 ottobre il bombardamento inizia.
											

Andraz ed il Costone di Agai (Arch. Morell)
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