Nazione Alloati Giovan Battista

Grado Sottotenente

Mostrina  3° Alpini, battaglione Val Chisone

Ritratto

Nato il 25 agosto 1878 a Torino

Morto l'11 novembre 1964 a Torino

Decorazioni

Decorazione Medaglia d'Argento

Mirabile e fulgido esempio di valore, in posizione avanzata, sotto il dominio del fuoco di artiglieria e mitragliatrici avversarie, con spontanea quanto ardita volontà nel riuscire nell’intento di disturbare con ogni mezzo il nemico, si spingeva, per due mesi di seguito, ogni notte, oltre i nostri reticolati, arrecando al nemico numerose perdite, impedendogli ogni azione controffensiva verso le nostre posizioni.
Cengia Martini, dicembre 1915 - gennaio 1916

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della Guerra

Giovan Battista Alloati nasce a Torino il 25 agosto del 1878. Dopo un periodo trascorso presso un collegio a Bastia, in Corsica, frequenta nella sua città l’Accademia Albertina di Belle Arti come allievo di Odoardo Tabacchi (1831 – 1905, noto scultore italiano allievo dell’Accademia di Brera, pratica l’attività a Roma, Firenze, Napoli e Milano, specialmente con opere monumentali). Già all’età di vent’anni è chiamato a realizzare alcune decorazioni scultoree in stile Liberty nelle sale apprestate per l'Esposizione di Torino, ed in considerazione del successo ottenuto, nel 1900 collabora anche all'allestimento del padiglione italiano all'Esposizione Universale di Parigi dove si mette in mostra tanto da essere selezionato, unico artista straniero, a collaborare per la realizzazione dei decori del Gran Palais de Beaux Arts della capitale francese.
Nello stesso anno vince anche un soggiorno a Roma al Concorso del Pensionato Artistico Nazionale e tornato a Torino, inizia a cooperare con gli scultori Leonardo Bistolfi, Pietro Canonica ed Edoardo Calandra. Sempre nel 1901 partecipa alle rassegne della Promotrice d'Arte e del Circolo degli artisti e tre anni più tardi realizza i decori scultorei della Sala Piemontese della Mostra Internazionale d'Arte di Venezia. Nello stesso periodo sposa Olimpia Perrone che, nel 1909, mette al mondo il figlio Adriano che, sulle orme del padre, diverrà anch’egli un noto ed apprezzato pittore e scultore.
Alloati, oltre all’arte, ama l’attività sportiva, dal ciclismo al canottaggio, dall'alpinismo all'equitazione, ma in particolare ciò che maggiormente lo attrae è il motociclismo, per i suoi tempi una pratica davvero pionieristica! Acquista quindi una “Della Ferrara” con la quale può dar sfogo alla sua passione ma purtroppo, nel 1914 la sua adorata motocicletta gli viene rubata.
ritratto
Autoritratto

La Grande Guerra

Confermando il suo spirito d’avventura ed il sentimento patriottico, decide di arruolarsi come volontario ed all’inizio della guerra contro l’Austria è impegnato come staffetta nel reparto motociclisti al servizio del Comando di Divisione. Lo stesso generale Petiti di Roreto ha modo di complimentarsi con lui per “[...] il coraggio a tutta prova da Lei dimostrato, andando a cercare il pericolo [...]”. Per mettersi alla prova anche in campo alpinistico, altra sua grande passione, il volontario Alloati ottiene di essere destinato ai reparti alpini ed il 19 ottobre del 1915 è aggregato alla squadra del sottotenente Giovanni Pennati del Battaglione Val Chisone.
Se un appunto si può fare al soldato volontario Alloati – osserverà il colonnello Tarditi - è la sua anche troppa audacia di fronte al nemico”. E il suo ardimento è confermato anche dal suo diretto superiore che scrive: “Ho conosciuto Alloati ed ho notato che il predetto, sia da soldato che da ufficiale, ha tenuto sempre di fronte al nemico un contegno meritevole di lode per lo sprezzo del pericolo dimostrato sempre in ogni contingenza di combattimento, e per l'entusiasmo grande di cui è stato animato in qualsiasi momento e situazione”. Alloati, infatti, nel dicembre del 1915, ha ottenuto la promozione straordinaria al grado di sottotenente per meriti di guerra, vedendosi assegnare nel contempo una Medaglia d’Argento. Anche Giovanni Pennati, in una sua relazione, confermerà che: “[...] nel periodo sopraccitato facendo parte dello stesso Battaglione (il Val Chisone del 3° Alpini) e dello stesso reparto che presidiava la Cengia Martini, ho personalmente avuto modo di constatare il suo coraggio nel disimpegnare le mansioni speciali a lui affidate in talune circostanze di tempo e di luogo e come sempre sia stato sorretto da un'ardente e vibrante passione e fede di successo. Per l'innato suo spirito offensivo diverse volte si è prestato volontariamente a servizi di pattuglia verso le trincee nemiche della Cengia Martini e di Valparola dando sempre prova di audacia e di valore. Ho personalmente constatata la brillante condotta tenuta dall'Alloati nel combattimento avvenuto il 31 ottobre del 1915 a Cengia Martini allorché la posizione è stata attaccata dal nemico dopo un violentissimo bombardamento che aveva sconvolte le nostre difese, e come in parte abbia influito la sua personale azione a sconcertare e distruggere il piano d'attacco Austriaco. Amante dell'avventura pericolosa, desideroso di apportare tormento al nemico a lui di fronte validamente appostato e fornire ai Comandi Superiori utili informazioni su di esso, l'Alloati ha esplicato parecchie volte in detto periodo la propria attività e perizia nello scalare rocce aspre ed impervie verso le posizioni avversarie in vicinanza delle quali giunto, lanciava su di esse fucilate e bombe.
Seguendo le sorti del Val Chisone, il 30 luglio del 1916 Alloati partecipa anche al tentativo di sfondamento per la conquista della Val Travenanzes agli ordini del colonnello Carlo Rossi che, in una corrispondenza con l’interessato, riferirà di aver avuto: “[...] la fortuna di ammirare le sue magnifiche qualità di soldato valoroso ed entusiasta, fermo nella tormenta di fuoco e di ferro, sprezzante di ogni pericolo, tempra vera di soldato e di alpino. Vedrei con molto compiacimento brillare sul suo petto la massima onorificenza al valore militare, di cui si è reso degno in epiche lotte sulle nostre Alpi.
Il sottotenente Alloati, avendo affidata una sezione di mitragliatrici, mantiene il suo atteggiamento impavido anche dopo la ritirata conseguita allo sfondamento austriaco sul fronte isontino ed aggregato alla 149ª compagnia del Monte Pavione, agli ordini del capitano Paviolo, sul Monte Grappa partecipa ai fatti d'arme svoltisi sulla linea Monte Solarolo - Fontana Secca.

Il dopoguerra e l'arte

Al termine degli eventi bellici Giovan Battista Alloati riprende il suo lavoro d’artista adottando in alcune sue opere lo stile modernista. Nel 1920 è quindi nominato titolare della cattedra di “Figura ed Ornato” all'Accademia di Belle Arti di Torino ed il giornale “La Stampa Sportiva” sarà “[...] lieto di pubblicare l'effigie di questo prode artista che è amante di tutti gli sports, del ciclismo, del motociclismo, del canottaggio, dell'alpinismo e dell'equitazione e che intende creare una serie di opere d'arte celebranti l'energia dei nostri uomini di sport diventati meravigliosi uomini di guerra”.
ritratto
Nel secondo dopoguerra aggiunge alle sue esperienze artistiche anche la tecnica della ceramica realizzando diverse sculture in terracotta. Il suo lavoro di continua ricerca espressiva prosegue fino all’ultimo quando, all’età di 86 anni, l’11 novembre del 1964 muore a Torino per un improvviso scompenso cardiocircolatorio ed il giorno successivo il giornale “La Stampa” annuncia così la scomparsa dell’artista torinese: "Si è spento ieri notte in tarda età nella sua casa di via Moncalvo lo scultore Giovanni Battista Alloati, nato a Torino nel 1878, il cui nome, se non può essere familiare alle nuove generazioni artistiche, fu invece assai noto in Italia nei primi decenni del secolo, e popolarissimo presso la cittadinanza torinese, anche per la partecipazione estrosa di chi lo portava a tutte le manifestazioni civiche del tempo, dalle feste del «Circolo degli Artisti» ai veglioni del «Regio», dove una volta egli comparve mascherato da «selvaggio» seminudo, il corpo muscoloso appena ricoperto da una pelle di pantera. La sua opera folta e varia fu perfettamente rappresentativa dello stile di un'epoca e di un gusto, dal crudo verismo fine Ottocento al liberty trionfante a Torino nell'esposizione del 1902, alla quale l'Alloati appunto fornì una fontana decorativa con due naiadi, dalle cadenze floreali non dissimili da quelle della fontana provvista a Cuneo. Sulla linea veristica [...] stanno viceversa i numerosi energici ritratti, d'un modellato piuttosto pesante ma espressivo - del padre, della madre, del Tabacchi, di Tamagno e di Luisa Bianca Tamagno (forse il suo migliore busto di donna), di Giolitti, di Alfredo Frassati, di Mario Costa, di Mascagni, di Zacconi, del vichinista Polo, ecc... - e i molti gruppi statuari da quelli di «Atleti» scolpiti nel cemento per il primo stadio di Torino costruito in occasione dell'esposizione del 1911, alle figure celebrative di «Alpini» della guerra '15-'18 (e come alpino vi aveva valorosamente partecipato) e di tanti - rammentiamo quello di Cuneo - ed ai monumenti funerari, a Torino, Borgomanero, Mondovì, questi però ammorbiditi dai sinuosi ritmi dell'Art Nouveau".

ritratto
Il monumento ai caduti nei giardini Dino Fresia di Cuneo