Nazione Tissi Eugenio

Grado Sottotenente

Mostrina  7° Alpini, 78ª cp. battaglione Belluno

Ritratto

Nato il 7 dicembre 1888 a Vallada Agordina (BL)

Morto di vecchiaia il 24 maggio 1971 a Torino

Decorazioni

Decorazione Medaglia di Bronzo

Avendo parecchie valanghe ostruite e rese pericolose le nostre comunicazioni con un posto avanzato al quale si accedeva mediante scale a corda della lunghezza di 250 metri, si offriva spontaneamente per riattivare e per portare viveri di conforto alla truppa ivi bloccata, riuscendo nello scopo dopo aver corso per ben tre volte il pericolo d’essere egli stesso travolto da valanghe. Anche in altre contingenze si mostrò sempre sprezzante d’ogni pericolo.
Tofana Prima, 7 marzo 1916

Decorazione Ordine Militare di Savoia

Incaricato di progettare e di eseguire una lunga e difficile galleria di mina in regione asprissima in contatto col nemico, ritenuta dai più ineffettuabile, con rara perizia, con meravigliosa tenacia, con mirabile valore, lottando per circa sei mesi contro ogni sorta di difficoltà e di pericoli, riusciva ad attuare l'incarico avuto, rendendo così possibile la conquista di posizioni che avevano resistito per oltre un anno a replicati tentativi fatti con altri mezzi.
Castelletto Tofana di Rozes, 19 luglio 1916

Note biografiche (Archivio Franco Licini)

Prima della guerra

Giuseppe Tissi, il padre di Eugenio, è un uomo di forte personalità e vivace intelligenza impegnato nella gestione della segheria di famiglia. Preciso, morigerato e conoscitore anche di questioni legali, merita la stima dei compaesani della Val del Biois che spesso, per qualunque ragione, si rivolgono a lui per un buon consiglio. Per una ventina d’anni ricopre la carica di sindaco di Vallada e quella di deputato provinciale. Dal suo matrimonio con Antonia Micheluzzi nascono dieci figli[1]. Eugenio, il terzogenito, viene al mondo il 7 dicembre del 1888 ed è battezzato col nome di un trentaduenne zio paterno[2].
Dopo le elementari, i genitori lo mandano a Venezia a frequentare la Regia Scuola Tecnica «Caboto» e nel luglio del 1904 Eugenio sostiene gli esami di licenza[3]. Si iscrive quindi alla Scuola Mineraria di Agordo dove, nel luglio del 1907, ottiene il diploma di Capo Minatore e Perito Minerario riuscendo 3° nella graduatoria di 20 diplomati[4]. Nello stesso anno parte per il servizio militare di leva come soldato di 2ª categoria in forza al 56° Reggimento Fanteria «Marche» che ha la propria sede a Belluno. Il suo foglio matricolare dice che è alto 1 metro e 77 centimetri, ha il colorito sano, i capelli castani a forma liscia, occhi cerulei, dentatura guasta e che sa leggere e scrivere. Durante il servizio militare si reca a Roma per sostenere un concorso ed il 9 dicembre 1907 riceve una lettera del Ministero Agricoltura, Industria e Commercio che gli annuncia: “Partecipo alla S.V. che in conseguenza dei risultati del concorso, tenutosi in questo Ministero nei giorni 18 e seguenti dello scorso novembre, per il conferimento di sette posti di Aiutante di 3a classe nel R. Corpo delle Miniere, la Commissione giudicatrice l’ha classificata 1° fra gli idonei, con punti settantadue su novanta”.
Il 25 maggio del 1908 Eugenio termina il servizio militare di leva e assume le mansioni di Aiutante presso le cave di marmo nel distretto minerario di Carrara. Per Decreto ministeriale, dal 1° marzo del 1911 è quindi trasferito alla Scuola Mineraria di Agordo con l’incarico di insegnare disegno ai corsi del 1° e 2° anno e con funzioni di assistente e segretario. Nel frattempo, dal 16 agosto al 13 novembre del 1909, e successivamente dall'1 aprile al 30 giugno del 1913, è richiamato alle armi per istruzione. Nel corso del secondo richiamo è promosso al grado di caporale. Il 28 giugno del 1913 Eugenio ottiene il nulla osta per il rilascio del passaporto per la Germania dove si reca a frequentare un corso di specializzazione presso la Bergakademie di Berlino. Nel contempo impara la lingua tedesca e il 22 ottobre del 1913, il prof. Gino Rebajoli - noto docente e traduttore di testi - rilascia un attestato col quale afferma che Eugenio Tissi “[...] non conosce ancora perfettamente la lingua tedesca, ma è già in grado di prendere parte attiva ad una conversazione su qualsivoglia argomento e di seguire fedelmente il discorso di un oratore tedesco il quale parlasse al suo uditorio sopra un argomento scientifico [...]”.
Al suo ritorno in Italia Eugenio si iscrive, presso l’Istituto tecnico Superiore di Milano, alla Scuola preparatoria per Ingegneri, ma al 2° anno, il 28 dicembre del 1914, si deve trasferire a Torino dove è stato messo a disposizione del locale distretto minerario per l’esecuzione di grosse miniere nelle cave di granito dei laghi Maggiore e d’Orta. A Torino trova casa in via Donizzetti al n. 20 e l’8 gennaio del 1915 si iscrive al 2° anno di Ingegneria Civile presso il Regio Politecnico.

La Grande Guerra

Nell’imminenza della guerra lascia gli studi perché richiamato alle armi ed il 30 aprile del 1915 si trova a Casale Monferrato a frequentare il corso di allievo ufficiale del 2° reggimento Genio zappatori. Per decisione del Comando del II Corpo d’Armata[5], verso la fine di luglio lascia il corso per passare in forza al 3° Reggimento Alpini presso il quale, il giorno 31, gli viene conferito il grado di sergente. Il Reggimento è in quel momento comandato dal neo promosso tenente colonnello Giuseppe Tarditi che, durante le azioni sul massiccio del Monte Nero, ha modo di conoscere e apprezzare la risolutezza e la competenza del sergente Tissi. Il 2 settembre del 1915, promosso colonnello, Tarditi è inviato in Val Costeana dove assume il comando dei Battaglioni «Val Chisone» e «Belluno». Appena giunto sul fronte dolomitico, Tarditi intende risolvere una volta per tutte la questione del Castelletto della Tofana che rappresenta una vera e propria spina nel fianco della 4ª Armata. Si ricorda allora di Tissi e decide di chiedere il suo trasferimento per affidargli lo studio di una mina da far esplodere sotto le postazioni austriache. Avendo precedentemente frequentato per tre mesi il corso allievi ufficiali, e in virtù di un recente Decreto Luogotenenziale6, che dà la facoltà ai comandi supremi di effettuare promozioni nei gradi di ufficiale per colmare le vacanze dei quadri dipendenti, il 23 settembre Eugenio Tissi viene promosso Sottotenente di complemento e assegnato al 7° Reggimento Alpini dove gli viene temporaneamente affidato il comando di un plotone della 78ª Compagnia.
Ai primi di marzo del 1916 ha modo di meritare una medaglia di bronzo al V.M. Su richiesta del colonnello Tarditi, Tissi elabora quindi una prima ipotesi progettuale per l’esecuzione della mina del Castelletto. Gli viene per ciò affiancato l’ingegner Luigi Malvezzi assieme al quale effettua lunghe ricognizioni e rilevamenti topografici. Nonostante alcune diversità di vedute, i due tecnici, che gli alpini ormai chiamano “la ditta Tissi-Malvezzi”, presentano ben presto il loro progetto al gen. Verdinois, comandante del Genio della 4ª Armata, che accetta la proposta. Il 2 gennaio Tissi si reca a Milano per contrattare l’acquisto di un compressore Ingersoll da 15-18 HP e ai primi di febbraio Malvezzi va a Torino per procurare un macchinario ancora più potente: un Sullivan da 30-40 HP. I due gruppi perforatori permettono il rapido avanzamento degli scavi e Tissi propone quindi l’esecuzione di una seconda galleria da far sboccare sul rovescio del Castelletto. I lavori proseguono alacremente ma nella notte fra il 3 e 4 giugno, durante una perlustrazione oltre il Camino dei Cappelli, una vedetta un po’ troppo apprensiva, spara nel buio alcuni colpi a caso e Tissi rimane ferito gravemente: una pallottola gli entrata nel petto ed esce dal braccio sinistro fratturando l’omero. Viene subito ricoverato all’ospedale da campo 034 di Pocol, dove resta fino alla fine di giugno, per essere poi trasferito all’ospedale di Belluno. I medici gli comunicano che, fra interventi chirurgici e convalescenza, dovrà rimaner ricoverato almeno per tre mesi. Tissi si preoccupa del buon proseguimento dei lavori al Castelletto, che sono ormai giunti quasi alla fine, e propone quindi di essere sostituito dal suo compagno di studi Mario Cadorin, aspirante ufficiale da poco giunto al battaglione. Dopo l’esplosione della mina, alla pari di Malvezzi, anche Tissi è decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia con la medesima motivazione.
La ferita però si rivela più grave di quanto era immaginabile e Tissi è costretto a peregrinare da un ospedale all’altro: il 3 novembre viene trasferito a quello della Croce Rossa di Napoli, quattro giorni dopo è ricoverato in una clinica a Cava dei Tirreni, quindi a Roma dove rimane al “Regina Madre” fino al 21 giugno del 1917 passando poi al “Mauriziano” di Torino.

Dopo la guerra

Per la sua ferita è autorizzato a fregiarsi di un distintivo d’onore e il 15 luglio del ‘17 viene promosso tenente, ma non riprende il servizio attivo in quanto la Commissione medica militare lo dichiara permanentemente inabile (invalido di 4ª categoria). Il 28 aprile del ’18 Tissi è comunque promosso capitano, proseguendo quindi nella carriera militare prima come iscritto al ruolo speciale, poi al ruolo d’onore. Diventa così maggiore nel 1937, tenente colonnello nel 1940, colonnello nel 1959 e, infine, viene promosso a titolo onorifico al grado di Generale di Brigata nel 1971, due mesi prima di morire. Nel frattempo, per iniziativa del Presidente Saragat, il 2 giugno del 1956 era stato nominato Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica.
Finita la guerra Tissi aveva ripreso la vita civile tornando inizialmente a casa a Vallada Agordina. Reintegrato nel Real Corpo delle Miniere, nel 1923 aveva quindi raggiunto la sua nuova sede di servizio a Trieste[7]. Successivamente, nell’agosto del ’24, era stato trasferito a Torino e qui aveva deciso di regolarizzare il pagamento delle tasse universitarie arretrate confermando la sua iscrizione al Politecnico. Due anni più tardi era tornato di nuovo alla sede di Trieste[8] rimanendovi per i successivi otto anni. In questo periodo effettuava prospezioni di giacimenti di combustibili fossili in Italia, Francia, Grecia, Albania, Jugoslavia e nel Dodecanneso e inoltre, tra il febbraio e il marzo del 1927, assumeva l’incarico di una missione ufficiale di studio in Eritrea per indagare sulle potenzialità produttive dei locali terreni auriferi. Pur non avendo sostenuto tutti gli esami previsti, approfittando di una Legge speciale[9] e dimostrando di aver esercitato lodevolmente per dieci anni la professione, nel 1928 Tissi aveva ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere minerario e il 10 marzo del 1930 si era iscritto all’Ordine degli ingegneri di Trieste.
Nel febbraio del 1934 si era quindi recato a Rio Marina, all’Isola d’Elba, dapprima come delegato governativo alle miniere, e quindi come direttore delle ricerche che erano sfociate nell’individuazione del giacimento minerario “Le Conche”. Il 3 luglio del 1946 aveva trasferito di nuovo la propria residenza a Torino[10] essendo stato nominato perito presso il locale Distretto minerario. Molti sono i pareri e le relazioni rilasciate da Tissi in quel periodo, tra le quali spiccano quella del maggio ’48 riferita alle miniere aurifere della Valle Stura e un’altra del luglio dello stesso anno sulle possibilità produttive delle miniere di amianto della Val Varaita.
Eugenio Tissi muore a Torino il 24 maggio 1971 all’età di ottantatre anni. Riposa ora nella tomba di famiglia, nel cimitero di Vallada Agordina, ai piedi delle sue montagne. Il suo medagliere è composto da:
 - Medaglia di bronzo al V.M.
 - Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
 - Distintivo d’onore per ferita di guerra
 - Medaglia commemorativa della guerra Nazionale 1915-1918 con fascette sul nastro corrispondenti a tutti gli anni
 - Medaglia interalleata della Vittoria
 - Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
 - Croce al merito di guerra
 - Medaglia a ricordo dell’unità d’Italia
 - Medaglia d‘oro al V.M. concessa dal Re di Serbia
 - Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica

Note

[1] Aurelia (1855-1961), Enrico (1887-1908), Eugenio (1888-1971), Angelica (1890-1967), Adriano (1892-1894), Adriano II (1895-1970), Maria Pia (1898-1932), Attilio (1900-1959), Enrico II (1903-1974), Mario (1907-1958). In particolare è famoso Attilio Tissi, impresario e noto alpinista che tra il 1943 e il 1945 è a capo della resistenza nel Bellunese e diventa Senatore della Repubblica. Accademico del CAI, gli è intitolato un rifugio ai piedi del Monte Civetta a ricordo delle vie direttissime da lui effettuate su questa e altre cime dolomitiche. Perde la vita in un banale incidente, di ritorno da una ascesa sulla cima Ovest di Lavaredo.
[2] Eugenio Tissi (1856–1930), laureato alla Facoltà di Giurisprudenza di Bologna nel 1894, diviene un noto avvocato civilista a Bologna.
[3] Agli esami di licenza ottiene il punteggio di 77 centesimi.
[4] In quello stesso anno si diploma anche Mario Cadorin, il compagno di corso che incontrerà di nuovo durante la guerra sulle Dolomiti e che lo sostituirà nella direzione dell’opera di minamento del Castelletto della Tofana.
[5] Telegramma n. 4818 datato 25 giugno 1915
[6] N. 1217 dell’8 agosto 1915
[7] A Trieste risulta, in questo periodo, domiciliato in Piazza Leonardo Da Vinci 1.
[8] Cambia in questo periodo numerosi domicili tra i quali uno in via R. Manna 22, presso la sig.ra Teresa vedova Lindtner, e uno in Via Commerciale al n. 2.
[9] Artt. 9 e 12 della Legge 24/6/1923, n. 1395.
[10] Abita prima in Via Goito al n. 12, nei pressi della stazione di Porta Nuova, per trasferirsi a novembre del ‘51 in Via Paolini e ad agosto del ‘60 in C.so Montecucco al n. 120.